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Scuole sotto accusa, video di aggressioni negati: quando la privacy blocca la trasparenza

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L’impennata di episodi violenti registrati a livello globale presso gli istituti scolastici ha acceso il dibattito circa la fruizione ed utilizzo attivo di quel materiale audiovisivo prodotto e registrato presso le varie sedi in cui avvengono, nella migliore delle ipotesi, solo aggressioni al personale ed a studenti. Spesso le famiglie, in particolare negli Stati Uniti, hanno accusato i vari istituti ed amministrazioni di non voler fornire tali materiali, necessari alla famiglia al fine di comprendere la dinamica degli eventi, per questioni e norme connesse alla riservatezza dei soggetti riprese, indipendentemente che siano carnefici, vittime o soggetti neutri. Tale documentazione, difatti, può essere consegnata solo ed esclusivamente alle autorità competenti ed alle locali Magistrature, che ottemperano alla tutela dei dati in riferimento, almeno in Europa, al GDPR. Tali dinamiche stanno velocemente cambiando specie dove le famiglie, a seguito del numero elevato di aggressioni, richiedono materiali e documenti per comprendere gli accaduti (USA e Regno Unito in primis). 

FERPA: odi et amo

Un ragazzo ha subito un grave trauma cranico mentre si trovava nel cortile della scuola, ma la sua famiglia non riesce ad accedere al video di sorveglianza per chiarire le circostanze dell’incidente. L’istituto scolastico si è rifiutato di fornire le immagini, sostenendo che la loro diffusione violerebbe la privacy degli studenti. In un altro caso, un governatore ha imposto alle scuole l’obbligo di informare i genitori in caso di overdose da fentanyl tra gli studenti, ma molte istituzioni scolastiche si sono opposte a questo ordine, appellandosi a una legge federale spesso fraintesa: la FERPA, Family Educational Rights and Privacy Act. Questa legge viene frequentemente invocata da scuole e università per negare l’accesso a informazioni, anche quando si tratta di questioni rilevanti per la sicurezza o il benessere pubblico, come nel caso di studenti feriti o emergenze sanitarie. Secondo Frank LoMonte, consulente legale della CNN ed ex direttore del Student Press Law Center, molte scuole interpretano la FERPA in modo errato, utilizzandola come pretesto per occultare dati che dovrebbero essere accessibili. LoMonte sostiene che, pur essendo nata nel 1974 con l’intento di tutelare la riservatezza degli studenti – in particolare in risposta all’abitudine emergente di archiviare test psicologici nei dossier permanenti degli studenti – la legge è oggi diventata uno strumento che ostacola la trasparenza, danneggiando la qualità dell’istruzione e la fiducia del pubblico nelle istituzioni scolastiche.

Scontri istituzionali

Approvata dal Congresso nel 1974, la legge FERPA (Family Educational Rights and Privacy Act) fu pensata per tutelare la privacy degli studenti in un periodo in cui molte scuole statunitensi iniziavano a introdurre psicologi e terapisti, somministrando test comportamentali i cui risultati venivano inseriti nei fascicoli permanenti degli alunni senza il consenso delle famiglie. Il timore era che tali informazioni potessero portare a etichettature ingiustificate — ad esempio, come individui instabili o pericolosi — con ripercussioni anche nella vita adulta. La legge garantisce ai genitori, e agli studenti una volta maggiorenni, il diritto di accedere ai propri documenti educativi, richiedere la correzione di errori e, in caso di rifiuto da parte dell’istituto, ottenere un’udienza formale. Tuttavia, la Corte Suprema ha successivamente chiarito che la protezione della privacy prevista da FERPA è piuttosto limitata: si applica esclusivamente ai documenti ufficiali conservati in modo permanente negli uffici scolastici, come i fascicoli nominativi, e non copre comunicazioni temporanee come email, messaggi o video in cui lo studente sia riconoscibile.