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Sicurezza, per la tragedia di Rivoli quasi tutti assolti

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L’assurda rivoli&mark=”>morte dello studente Vito Scafidi, il 22 novembre del 2008 mentre era a lezione in un’aula del liceo di Rivoli, e le gravi ferite che hanno costretto il compagno di classe Andrea Macrì alla carrozzella, per il cedimento del controsoffitto della loro classe, non sembrano aver trovato giustizia: ad esserne convinti sono i familiari dello sfortunato 17enne di Rivoli, profondamente amareggiati per la sentenza letta dal giudice Alessandra Salvadori che ha assolto sei dei setti accusati di omicidio colposo e di lesioni perché dai rilievi successivi erano stati rinvenuti tubi e materiali presenti nel controsoffitto del liceo Darwin già dal 1983.
. Solo uno, un funzionario della Provincia di Torino, Michele Del Mastro, è stato condannato: tutti assolti gli altri tre funzionari della Provincia e i tre insegnanti responsabili della sicurezza dell’istituto superiore di Rivoli-
La sentenza prevede, tuttavia, delle condanne pesanti dal punto di vista dei risarcimenti nei confronti delle parti civili – il Comune di Rivoli, gli amici e i compagni di Vito – e in particolare di alcune centinaia di miglia di euro per la famiglia di Vito, il padre Fortunato, la mamma Cinzia, che ha accolto la sentenza in lacrime, la sorella Paola.
L’esito della sentenza ha soddisfatto il pm Raffaele Guariniello, che aveva chiesto per i sette imputati condanni variabili tra i sette anni e i quattro anni e otto mesi: “la nostra ricostruzione dell’evento è stata ritenuta fondata“.
Lo scorso aprile i pm del tribunale di Torino Laura Longo e Francesca Traverso avevano chiesto fino a sette anni per omicidio e lesioni colpose: esattamente sette anni per l’ex funzionario della Provincia di Torino Michele Del Mastro, cinque anni e quattro mesi per altri tre funzionari della provincia: per Enrico Marzilli, successore di Del Mastro, per Sergio Moro, il geometra che seguiva i lavori per conto della provincia e per Massimo Masino; e quattro anni e otto mesi per i responsabili della sicurezza del liceo, negli anni 2005-2008, i professori Fulvio Trucano, Paolo Pieri e Diego Sigotto.
Per i quattro funzionari provinciali l’accusa aveva chiesto anche l’interdizione dai pubblici uffici rispettivamente per tre anni e otto mesi per l’ex dirigente Del Mastro e per tre anni e tre mesi per gli altri tre funzionari provinciali. L’accusa aveva parlato di un evento “prevedibile e prevenibile“.
Amareggiata la famiglia del giovane, da cui trapela una frase eloquente pronunciata dal padre Fortunato: “è come se Vito fosse morto invano. Una condanna a quattro anni è troppo poco per la morte di uno studente. Perché poi in secondo grado Del Mastro otterrà uno sconto di pena, magari a due anni e non si farà un giorno di carcere. Alla fine non pagherà nessuno. Gli imputati continueranno a lavorare nel settore pubblico e a prendere i loro stipendi“.
Gli studenti la pensano allo stesso modo: Jacopo Lanza, dell’Unione degli studenti, dice che la sentenza “parla chiaro. Non intendiamo assolutamente speculare su una questione così delicata – sottolinea lo studente – ma ci uniamo al coro della famiglia secondo cui la morte di Vito è avvenuta purtroppo invano” perché “gli unici condannati a nostro avviso sono purtroppo tutti gli studenti e i lavoratori della scuola che vivono quotidianamente in ambienti insicuri e degradati“.
A quasi tre anni di distanza dalla tragedia di Rivoli, il rappresentante dell’Uds sostiene che “nulla è stato purtroppo fatto a livello nazionale per l’edilizia scolastica, la quale necessita ancora oggi di un piano straordinario di svariate decine di miliardi di euro, che permetterebbe la realizzazione di una vera `grande opera’ fondamentale per il futuro del paese. Da oltre un anno – conclude il rappresentante dell’Uds – abbiamo chiesto al Ministero di far partire un confronto serio sull’edilizia scolastica con le altre associazioni studentesche, ma le risposte sono ancora assenti“.