Home Contratti Stipendi bloccati fino al 2020?

Stipendi bloccati fino al 2020?

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Sarebbe in arrivo una nuova mazzata contro gli statali i cui contratti, già bloccati dal 2009,  rischiano di rimanere congelati fino al 2020.

La notizia la dà Libero, secondo cui i sindacati sono già sul piede di guerra e si dicono pronti a opporsi “con tutti i mezzi” a un nuovo colpo per i dipendenti della pubblica amministrazione.

Nel Documento di economia e finanza, scrive il quotidiano, varato dal governo e pubblicato in versione definitiva non è prevista, infatti, alcuna erogazione di spesa per il rinnovo contrattuale. Al contrario, si legge nel Documento, “nel quadro a legislazione vigente la spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche è stimata diminuire dello 0,7% circa per il 2014 per poi stabilizzarsi nel triennio successivo e crescere dello 0,3% nel 2018, per effetto dell’attribuzione dell’indennità di vacanza contrattuale riferita al triennio contrattuale 2018-2020”.

Nel Documento si prevede di pagare per il 2018 la nuova indennità di vacanza contrattuale relativa al triennio 2018-2020, finora congelata, perché non si ha in programma un rinnovo.

 

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«Le lavoratrici e i lavoratori delle pubbliche amministrazioni hanno già subito una lunga pausa, persa una parte consistente del loro potere d’acquisto, e adesso il famoso differenziale tra pubblico e privato non può essere più utilizzato come un’arma. Un ulteriore blocco sarebbe inaccettabile e la nostra risposta non si farebbe attendere. Rinnoviamo il nostro appello al Governo affinchè affronti la riforma della pubblica amministrazione e il riordino dei servizi ai cittadini, a partire dalla valorizzazione del lavoro pubblico. Pretendere che gli stessi lavoratori a cui si chiede uno sforzo di modernizzazione ed efficientamento, producano risultati mentre si impoveriscono e continuano a veder negate aspettative basilari come un rinnovo di contratti è un’inutile ingiustizia alla quale in caso di conferme, ci opporremo con tutti i mezzi a nostra disposizione». A dirlo i sindacati del pubblico impiego