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Stop ai distacchi sindacali pagati dallo Stato

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La proposta del premier Renzi e del ministro Madia di ridurre del 50% permessi e distacchi sindacali è un primo passo, ma non basta: lo sostiene l’Associazione Professione Insegnanti che non da oggi si batte per cancellare del tutto i distacchi nel pubblico impiego e anche nella scuola. 
“Non siamo contrari in linea di principio ai permessi e ai distacchi – spiega il presidente di Professione Insegnante Libero Tassella – ma il punto è un altro: non vogliamo più pagare, con i soldi dello Stato, i sindacalisti in esonero, crediamo invece opportuno che tali esoneri siano posti a carico dei sindacati della scuola medesimi che hanno cospicue risorse economiche per farvi fronte”.
E, per rendere più credibile la proposta, l’Associazione ha inviato anche una lettera ufficiale al Governo in cui si afferma tra l’altro: “Si garantiscano ai sindacalisti della scuola e del pubblico impiego, per svolgere il loro mandato sindacale, gli esoneri o i semiesoneri in rapporto alla rappresentatività della loro sigla, ma questi non siano più a carico dello Stato (che nelle controversie o nella contrattazione è la controparte), bensì siano a carico dei bilanci delle organizzazioni sindacali di appartenenza”. 
Non solo, ma, secondo Tassella “il sindacalista da anni in esonero dall’insegnamento, per tutto il periodo del suo mandato sindacale, deve essere collocato fuori ruolo”.
In realtà non è da oggi che Professione Insegnante è su questa posizione; da diversi anni, anzi, quella degli esoneri pagati direttamente dai sindacati è una delle battaglie che contraddistingue questa Associazione, molto attiva sul web e nei social network dove sembra riscuotere non pochi consensi.
Difficile dire se la lettera indirizzata a Renzi e Madia potrà essere presa concretamente in considerazione, anche perché già la sola riduzione del 50% di esoneri e permessi non sarà accettata dalle organizzazioni sindacali che anzi stanno già affilando le armi e sostengono che rispetto ad alcuni anni addietro i distacchi sono già stati ampiamente ridimensionati.
E’ pur vero che Renzi ha già detto che non cerca il consenso dei sindacati ma è anche evidente che non può neppure andare ad uno scontro aperto su una questione che tocca da vicino diritti e prerogative (qualcuno – come Professione Insegnante – parla di privilegi) dei rappresentanti dei lavoratori del pubblico impiego.