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Tfa, gli esperti del Miur ammettono gli errori: è boom di ripescati!

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Sono bastati pochi giorni alle varie commissioni di docenti universitari nominate del ministero dell’Istruzione per verificare la correttezza scientifica dei test delle prove nazionali di preselezione ai Corsi di Tfa: pochi minuti fa il Cineca, cui il Miur ha affidato il coordinamento delle discusse preselezioni che in alcune discipline (Filosofia, psicologie e scienze dell’educazione e Francese) hanno visto passare appena il 3% di partecipanti, ha pubblicato l’esito del lavoro di supervisione.

 Ciascun docente – si legge in un comunicato di viale Trasevere – ha rivisto le domande della disciplina di sua competenza ed ha riportato i risultati del suo lavoro su un format in cui figura il numero delle domande riconosciute non corrette, l’esposizione dell’errore contenuto nella domanda e/o nelle risposte, la matrice corretta ove possibile”.
Nel report conclusivo sono contenuti gli elenchi delle domande riconosciute non corrette, per ciascuna classe di concorso, assieme all’elenco dei punteggi assegnati ai candidati che hanno sostenuto la prova. Da una prima ricognizione, si evince che le tante lamentele dei corsisti (per la presenza di refusi, domande mal poste, presenza di più risposte esatte, errori materiali, ecc.) hanno avuto effetto. Tanto che in alcune discipline risultano almeno una decina di domande dubbie Nella A035 e nella A060 se ne contano addirittura 25!. Il Cineca ha specificato che vanno tutte ritenute “corrette”, a prescindere dall’esito. Facendo in tal modo lievitare moltissimo le possibilità di passaggio alle prove successive (servono 42 risposte esatte).
Tutti gli atti relativi a questa complessa procedura di verifica – ha specificato inoltre il Miur – sono depositati presso la segreteria del Capo Dipartimento per l’Istruzione – dott.ssa Lucrezia Stellacci – per chiunque voglia prenderne visione, previa presentazione di domanda di accesso. Il Ministro dichiara la sua soddisfazione per la rapida conclusione dell’intera operazione e ringrazia i colleghi universitari per il prezioso contributo offerto all’Amministrazione scolastica in questa particolare contingenza”.
Fonti vicine al Miur fanno inoltre sapere che con questa veloce manovra correttiva l’amministrazione ha voluto non solo dare un segnale di trasparenza e rimessa nei binari giusti delle procedure concorsuali. Ma ha anche ribadito la necessità di non far slittare prove e esito delle selezioni: l’obiettivo rimane, infatti, quello di “licenziare” i corsisti dei Tfa normali in tempo utile per farli partecipare al concorso pubblico di primavera riservato agli abilitati.
Un’ultima considerazione: c’è da dire che se le commissioni non avessero ammesso gli errori, una discreta fetta di corsi non sarebbe mai partita. Il numero di non ammessi in questi casi era infatti pari alla totalità dei partecipanti. Con il “mea culpa” di oggi quindi (tra l’altra da dividere con l’operato dell’ex ministro Gelimini che aveva predisposto da tempo le domande) il Miur ha così scongiurato un danno d’immagine ed economico non indifferente. Un deficit, quest’ultimo, che sarebbe ricaduto tutto sugli atenei che avevano già predisposto la macchina organizzativa e che contavano sulla quota di partecipazione dei corsisti tutt’altro che simbolica: tra i 2.200 ed i 3.100 euro ciascuno.  E siccome a corregere le prove sono stati proprio i docenti universitari il cerchio non poteva che chiudersi in questo modo.