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Trasferimenti, è guerra tra Giannini e i sindacati: dietro, i docenti pagati 1.300 euro al mese

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Lo avevamo previsto: i sindacati rispondono per le rime al ministro Giannini, secondo cui le rettifiche dei trasferimenti si fermano al 2,5% delle domande.

Attraverso un question time, il 14 settembre il responsabile del Miur ha detto che “l’algoritmo ha funzionato: su 207.000 procedure di mobilità soltanto il 2,5% è stato interessato da rettifiche”.

A stretto giro di posta arriva la replica di Pino Turi, segretario generale Uil Scuola, che parla di “numeri che non corrispondono alla realtà”, perché Giannini metterebbe “insieme totali (207.000 procedure di mobilità) e percentuali (2,5% di rettifiche) difformi tra loro”.

Per il leader del sindacato Confederale, ci sarebbero state, tra primaria e medie, il 17% di collocazioni sbagliate: praticamente un docente trasferito su sei. Dice, dunque, che non si tratta di “errori fisiologici”. Quindi, Turi chiude sottolineando che “in situazioni come questa, anche un solo caso merita il rifacimento dei trasferimenti”.

Ora, per salvare un docente, pensavamo potesse bastare la verifica dell’errore e la corretta destinazione sulla sede inizialmente negata. E non di certo rifare la procedura, ad anno scolastico avviato, di decine di migliaia di colleghi.

Certamente, è altrettanto vero, però, che appare difficile pensare, come sostiene il ministro, al 97,5% di docenti trasferiti in modo regolare. Se non altro perché i conteggi che riguardano l’algoritmo tanto contestato vanno fatti sui trasferiti su ambiti territoriali, che a quanto ci risulta sono meno della metà dei 207mila complessivi.

Fatto sta che, con il passare dei giorni, le posizioni delle parti – pubblica e sindacale – invece di avvicinarsi, si estremizzano. E siccome questo muro contro muro non crediamo proprio che faccia bene alla scuola, agli studenti e a chi vi opera, sarebbe importante trovare il modo per fermarsi. E ripartire collaborando. Iniziando a mettere da parte i numeri.

Basterebbe pensare, per un attimo, che dietro alle percentuali ci sono migliaia di docenti, molti dei quali si trovano loro malgrado lontano dalla famiglia, con spese non indifferenti per viaggiare e alloggiare. E con lo stipendio fermo a 1.300 euro al mese.

 

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