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Trasferimenti, l’ex Pd Pippo Civati scrive al ministro: rifate i calcoli sui requisiti

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Anche i parlamentari di Possibile, il movimento che fa capo all’ex Pd Pippo Civati, vogliono vederci chiaro sui trasferimenti dei docenti su ambiti territoriali.

Il movimento hanno fatto sapere di aver scritto al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini per chiedere “urgenti chiarimenti in merito all’algoritmo che decide la destinazione dei docenti della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado in conseguenza delle operazioni di mobilità per l’anno scolastico 2016/2017″.

La lettera, aperta, è stata sottoscritta dai deputati Giuseppe Civati, Beatrice Brignone, Andrea Maestri, Antonio Mattarrelli e Luca Pastorino: nella missiva si sostiene che sarebbero “numerosi i docenti che, nonostante abbiano un maggior punteggio rispetto ad altri colleghi appartenenti alla medesima fase di mobilità, sono stati trasferiti a centinaia di chilometri dalla propria residenza, con il conseguente distacco da famiglia e affetti. L’impossibilità di conciliare lavoro e vita familiare sta imponendo la durissima decisione di rinunciare al ruolo, in considerazione anche del fatto che i costi ingenti per far fronte ad una nuova sistemazione e alle continue spese di viaggio verrebbero coperti a malapena dallo stipendio mensile che, mediamente, si aggira intorno ai 1.300 euro“, sottolineano i deputati.

Secondo Possibile, “le tabelle pubblicate sul sito del Miur fanno sorgere più di un sospetto sulla correttezza del calcolo dei requisiti“.

E ancora: “ci uniamo quindi agli insegnanti e alle sigle sindacali che chiedono che con estrema urgenza siano resi noti i criteri di calcolo dell’algoritmo e che ogni passaggio venga effettuato con estrema trasparenza”.

Per i deputati di Possibile, “è tempo di rispondere alle persone con serietà e per farlo c’è un solo modo: rimettere mano al sistema, adeguare l’algoritmo ai criteri concordati nell’accordo sulla mobilità e rifare le operazioni, con un notevole risparmio di tempo e denaro. Crediamo infatti che la posizione di chiusura del Miur verso il totale rifacimento della procedura, non farà altro che complicare ulteriormente una situazione già intricata e delicata: la conciliazione proposta dall’amministrazione é un meccanismo ormai desueto che non esclude, in caso di insoddisfazione dell’istante, l’impiego della Magistratura“, conclude il movimento politico.

 

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