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Tutti gli alunni di Adro a mensa: benefattore ignoto salda i conti in rosso

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Sembrava doversi chiudere con un lieto fine la discussa decisione della giunta legista di Adro, nel bresciano, di non far accedere alla mensa gli alunni delle famiglie in rosso per non aver pagato le rette: un anonimo cittadino ha infatti inviato al Comune lombardo un assegno, da 10.000 euro, per coprire tutte le mensilità non percepite ed anche quelle che si presume abbiano lo stesso destino sino alla fine dell’anno.
Il benefattore, sembra un imprenditore del posto, non si è però limitato a saldare i debiti: ha anche inviato una lunga lettera al sindaco, Oscar Lancini, attraverso cui spiega i motivi del gesto. Legati principalmente alla scarsa solidarietà, delle istituzioni ma anche dei concittadini, con cui è stata accolta l’insolita e radicale decisione del Comune.
Sono figlio di un mezzadro – scrive l’anonimo – che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità. Quando facevo le elementari alcuni miei compagni avevano il sostegno del patronato. Noi eravamo poveri, ma non ci siamo mai indignati. Ma dove sono i miei compaesani, ma come è possibile che non capiscano quello che sta avvenendo?
Quelle persone che non hanno provato solidarietà, sostiene sempre il cittadino di Adro senza nome, non hanno forse considerato che i 40 bambini che hanno ricevuto la lettera di sospensione servizio mensa, fra 20/30 anni vivranno nel nostro paese. L’età – scrive – gioca a loro favore. Saranno quelli che ci verranno a cambiare il pannolone alla casa di riposo. Ma quel giorno siamo sicuri che si saranno dimenticati di oggi? E se non ce lo volessero più cambiare? Non ditemi che verranno i nostri figli perché il senso di solidarietà glielo stiamo insegnando noi adesso. E poi conclude: “Quando i genitori potranno pagare, i soldi verranno versati in modo normale, se non potranno o vorranno pagare il costo della mensa residuo resterà a mio totale carico”.
Le dure parole non hanno tuttavia prodotto, almeno nelle ore a ridosso della divulgazione della lettera, l’effetto sperato. Anzi. Diversi genitori degli alunni a posto con i pagamenti delle rette hanno espresso la loro contrarietà nei confronti del gesto: “visto che la mensa non è un servizio – ha detto polemicamente una mamma intervistata fuori la scuola primaria di Adro – non è obbligatorio accedervi, mentre è obbligatorio pagare per entrarvi. E non si può certo risolvere così la questione perché a settembre si ripresenterà di nuovo”. Se non è vero che per gli alunni della classe primaria è facoltativo accedere alla mensa (si tratta sempre di “tempo scuola”), è però molto realista la seconda parte dell’intervento.
Non a caso il complesso problema (da un parte il diritto dei Comuni a riscuotere i rimborsi da “girare” alle cooperative cui vengono affidati i pasti, dall’altra il diritto all’integrazione e alla non discriminazione degli alunni) era finito sulle cronache dei giornali appena qualche giorno per una soluzione simile presa a Montecchio Maggiore, nel vicentino. Ed è indicativo anche il fatto che sulle decisioni di escludere gli alunni delle famiglie morose dal pranzo si starebbero occupando anche alcuni parlamentari e sindacati di settore. Anche perché non si può certo sperare che spuntino ogni volta benefattori dal nulla. O che quello di Adro decida di fare il bis.