Home Archivio storico 1998-2013 Riforme Università, le associazioni anti-riforma si giocano la carta elezioni

Università, le associazioni anti-riforma si giocano la carta elezioni

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Le organizzazioni e le associazioni universitarie non si rassegnano. Dopo aver più volte denunciato la condizione drammatica in cui versa l’Università italiana, aggravata dalla spending review esitva, hanno deciso di aggiornare le loro proposte nel documento “Per salvare e rilanciare l’Università”. E rivolgersi agli schieramenti politici che si presenteranno alle prossime elezioni politiche.
Il 12 dicembre i rappresentanti di ADI, ANDU, CISL-Università, COBAS-Pubblico Impiego, CoNPAss, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile, SUN, UDU, UGL-INTESA FP, UIL RUA e USB-Pubblico Impiego hanno incontrato il responsabile Università e ricerca del Partito democratico, Marco Meloni. A cui hanno illustrato una sintesi del documento unitario. Dalla difesa del valore legale dei titoli di studio e, in questa direzione, del valore del voto di laurea, all’abolizione del precariato, riaprendo il reclutamento. Passando per la difesa e rilancio del diritto allo studio senza introdurre i prestiti d’onore, e senza penalizzare i fuori corso, cancellando il fondo per il merito e rimettendo in discussione il numero chiuso. Ma anche chiedendo radicali modifiche legislative per assicurare l’autonomia e la democrazia nel Sistema nazionale universitario e nei singoli Atenei (considerato l’“unica via per, tra l’altro, mettere fine agli intollerabili arbitri dei rettori in troppi Atenei”). Le organizzazioni accademiche hanno poi chiesto la realizzazione del ruolo unico della docenza con promozioni attraverso giudizi individuali e la previsione di un periodo di pre-ruolo breve. Le ultime richieste hanno riguardato il “ripristino del turn over anche per il personale tecnico-amministrativo e sbocco della contrattazione nazionale” e dei “finanziamenti adeguati alla centralità della ricerca e dell’alta formazione per lo sviluppo del Paese”.
Il rappresentante del PD ha premesso che ci saranno 3-4 settimane di confronto, a partire dalle proposte e dal programma con il quale sono state vinte le primarie, per definire un articolato programma elettorale e di governo Confronto che comprenderà una analisi di quanto accaduto in questi anni. Secondo Meloni il Pd avrebbe tra i suoi intenti quello di “contrastare la destrutturazione del sistema universitario pubblico, a partire dalla difesa del diritto allo studio, pilastro dell’istruzione universitaria. Bisogna, in particolare, contrastare la riduzione delle immatricolazioni. Pur scontando differenze tra gli Atenei e negli Atenei, va comunque assicurato un livello minimo comune il più alto possibile, consentendo agli studenti di scegliere l’offerta formativa e culturale più adatta a loro”, ha continuato Meloni.
Per il Pd è necessario anche intervenire sulla tassazione universitaria, che non deve aumentare ma che, se possibile, deve essere diminuita. Ugualmente si deve intervenire sulle distorsioni prodotte da molte università telematiche che determinano l’abbassamento della qualità del titolo universitario. Per quanto riguarda la docenza occorre un aggiornamento a partire dalle posizioni assunte durante l’approvazione della legge Gelmini: contratto unico pre-ruolo, e ruolo della docenza con articolazioni interne. Analogamente, per quanto riguarda la governance, che ha visto il Pd condividere l’apertura dei CdA al territorio, occorre valutare con urgenza gli esiti di queste scelte e superare gli elementi di accentramento e di verticismo ministeriale. Per il diritto allo studio si deve affiancare al sistema regionale quello nazionale, mentre bisogna prendere atto che il fondo per il merito è un esperimento fallito. Per Meloni, infine, occorre introdurre una effettiva progressività nella tassazione che, facendo salvi i redditi medi e bassi, faccia maggiormente contribuire i redditi alti così da impegnare maggiori risorse nel diritto allo studio. E semplificare la legislazione che governa gli atenei.
Dal conto loro, le organizzazioni universitarie hanno ribadito che chi opera e studia negli atenei non può “più tollerare che venga cancellata l’Università pubblica, autonoma, democratica, di qualità e aperta a tutti”.
Il confronto con le forze politiche è solo all’inizio. Nelle prossime settimane ci saranno gli altri incontri. L’esito si comincerà invece a intravedere in primavera.