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Vallo di Lauro: arriva l’educazione alimentare “su misura”

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Un programma di “educazione alimentare su misura”: è quello che si apprestano a pianificare gli insegnanti di scuola media inferiore della zona del Vallo di Lauro, in Irpinia. A fornire i dati e le strategie di applicazione del programma sono stati i risultati del progetto, appena concluso, “Missione salute nel Vallo di Lauro”, promosso dalla fondazione “Mario Amelio onlus” in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione ed alcune aziende sanitarie e amministrazioni locali: il progetto ha coinvolto circa 300 ragazzi delle scuole medie e la conclusione è che “l’educazione alimentare nelle scuole, prevista dai programmi ministeriali, spesso trova spazio con difficoltà tra il poco tempo a disposizione e le tante attività da svolgere”.
Per rendere la vita più facile agli insegnanti, l’Istituto di scienze dell’alimentazione (Isa) del Cnr di Avellino ha ora messo a disposizione le proprie competenze scientifiche per realizzare il programma di “educazione alimentare su misura”: un vero e proprio studio di abitudini e stili di vita che ha l’obiettivo di individuare le necessità specifiche territoriali e, su questi dati, pianificare il programma più appropriato.
“Sulla base dei dati disponibili in letteratura e dalle conoscenze da noi acquisite in Campania – ha detto Gianvincenzo Barba, ricercatore dell’Isa – abbiamo identificato tre fattori critici rilevanti per l’alimentazione in età pediatrica: portion size, fuori pasto e sedentarietà. Abbiamo quindi strutturato un questionario di inchiesta specifico per queste tematiche che è stato poi sottoposto ai ragazzi e ai loro genitori”. I risultati dell’analisi dei questionari hanno evidenziato alcuni dati interessanti e utili per la realizzazione del programma educativo. “Innanzitutto – continua Barba – è evidente la percezione distorta di ‘quanto’ si mangi, visto che, tra i ragazzi intervistati che dichiaravano di consumare ogni giorno pasti quantitativamente normali, circa l’80% risultava poi essere in sovrappeso”.
Il modello didattico per rispondere a questa indicazione sarà centrato sugli aspetti quantitativi, ad esempio con la realizzazione, da parte dei ragazzi stessi, di un atlante fotografico delle porzioni e, in seconda istanza, si svilupperà lo studio degli aspetti qualitativi, che pure sono rilevanti.
Ancora, l’analisi dei dati ha evidenziato come il consumo di snack dolci ad elevata densità calorica era limitato in ambiente scolastico (appena l’8%) mentre aumentava cospicuamente (40%) in ambiente extra-scolastico. “In questo caso – prosegue il ricercatore – l’obiettivo dell’intervento sarà quello di incidere sui genitori e sul contesto domestico in generale”.
I dati hanno anche confermato la tendenza ad uno stile di vita degli alunni tendente alla sedentarietà. Con spiccate differenze, tuttavia, tra ragazzi e ragazze: se infatti il 40% dei ragazzi pratica regolarmente attività fisica, questa percentuale è solo del 25% tra le ragazze. “I ragazzi fanno sport perché giocano al calcio – specifica Barba – ma dal questionario è emerso che le ragazze sarebbero più invogliate all’attività fisica se sotto forma di ballo. Forse la carenza di strutture adeguate limita, in maniera diversa tra i due sessi, l’accesso allo sport”. In questo senso, l’intervento educativo coinvolgerebbe in maniera diretta le varie amministrazioni locali che potrebbero agevolare la pratica di questo sport-divertimento a costi contenuti. “A questo punto – conclude Barba – il lavoro di supporto scientifico è terminato e potrà cominciare quello degli insegnanti che allestiranno le unità di apprendimento sulla scorta delle informazioni ottenute sul territorio”.