
Ancora un nuovo caso di violenza di genere: una giovane insegnante barese di 26 anni ha vissuto mesi di terrore a causa delle continue aggressioni e minacce da parte di un ex compagno di 48 anni, cittadino albanese. Le vessazioni non si sono limitate alla sfera privata, ma si sono estese anche al luogo di lavoro della donna, con episodi di violenza davanti a colleghi e alunni.
L’uomo, che non accettava la fine della relazione, si sarebbe appostato sotto casa della vittima, l’avrebbe minacciata, insultata e picchiata in diverse occasioni, arrivando persino a schiaffeggiarla all’interno della chiesa in cui la donna svolgeva attività di volontariato. L’aggressività si è spinta fino a irrompere nella scuola dove la giovane insegnante lavorava, trascinandola fuori dall’aula con la forza e terrorizzando anche i suoi studenti.
Nonostante un precedente ammonimento del questore di Bari e un divieto di avvicinamento, l’uomo ha continuato a perseguitare la vittima, costringendo le autorità a intervenire con provvedimenti più restrittivi. A febbraio sono scattati gli arresti domiciliari, ma la sua violazione delle misure imposte ha portato all’ulteriore applicazione del braccialetto elettronico. In caso di una nuova infrazione, per lui si aprirebbero le porte del carcere.
Secondo quanto riporta il Corriere, la prima denuncia della donna risale a giugno 2024, dopo un’aggressione particolarmente brutale che l’aveva portata in ospedale. Tuttavia, a seguito di un iniziale pentimento da parte dell’uomo, la vittima aveva deciso di ritirare la querela. Un errore che le è costato caro, perché le violenze sono riprese, costringendola a una nuova denuncia. Oltre alla testimonianza della donna, le indagini hanno raccolto numerosi riscontri, tra cui dichiarazioni di colleghi, amici e parenti, oltre ad audio minacciosi inviati dall’uomo in cui le si rivolgevano frasi del tipo “Ti do un pranzo col cianuro”, “giuro che ti ammazzo”.
Qual è il ruolo della scuola nella violenza di genere?
La scuola può e deve giocare un ruolo cruciale nella prevenzione di queste dinamiche tossiche. Gino Cecchettin, padre di Giulia, in una diretta con la Tecnica della Scuola, ha sottolineato l’importanza di educare i giovani ad accettare il “no”, a riconoscere i limiti altrui e a sviluppare una mentalità di rispetto reciproco. “Se i genitori vi spianano la strada, cercate una sfida”, ha dichiarato, sottolineando come la crescita passi anche attraverso il confronto con le difficoltà e la consapevolezza dei propri limiti.