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17 novembre, dall’International Students’ Day un appello a Profumo: libero accesso ai saperi

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La protesta studentesca stavolta si anima in corrispondenza dell’International Students’ Day: il 17 novembre in più di 60 città – da Bolzano a Palermo, passando per Torino, Padova, Bologna, Ancona, Roma, Napoli, Cagliari – gli studenti italiani scenderanno in piazza per chiedere “il diritto allo studio ed il libero accesso ai saperi”.
Stavolta però non si scaglieranno a capofitto contro il Governo. O meglio, cercheranno di essere in tanti e gridare il più possibile per inviare un chiaro messaggio al nuovo ministro all’Istruzione Francesco Profumo: denunciare la drammatica situazione in cui versa l’istruzione e la condizione giovanile nel nostro Paese e delineare il percorso di rilancio di un’intera generazione e di tutto il Paese.
Se da una parte come studenti gioiamo della fine del Governo Berlusconi e dei disastri del ministro Gelmini – spiegano dalla Rete degli Studenti – non vogliamo abbassare la guardia ma anzi, nell’apprendere il nome del nuovo Ministro, vogliamo indicare a lui e al Governo quali secondo noi siamo le priorità per far ripartire Istruzione e il generale il nostro Paese“.
Stesso pensiero dall’Unione degli Universitari: il 17 novembre “saremo in piazza ancora una volta per tutta la rabbia di una generazione a cui è stato distrutto il presente e a cui è stata negata ogni prospettiva di futuro, ma vogliamo anche ripartire dalle proposte per cambiare la scuola, l`università e quindi anche questo Paese. Chiediamo prima di tutto – continua l’associazione studentesca – di investire sull`istruzione, chiudere definitivamente l`era dei tagli indiscriminati e trasversali, che hanno distrutto le scuole e le università in questi anni, rimettere al centro il ruolo dei saper per costruire veramente una società basata sulla conoscenza“.
Insomma, gli studenti chiedono “un grande messaggio di discontinuità verso il passato“. Un taglio netto che sul piano pratico significa tante cose: “vogliamo essere presi in considerazione, chiediamo che si riparta da una legge quadro nazionale sul diritto allo studio, da ripristinare e aumentare i fondi per le borse di studio, dall`eliminazione del numero chiuso, dall`abbattimento dei costi esorbitanti della scuola pubblica, da un piano nazionale sull`edilizia scolastica che – concludono dall’Udu – non permetta mai più che uno studente muoia sotto le macerie di una scuola“.
Non sembrano contenti del nuovo Governo, invece,i giovani della Rete della Conoscenza, secondo i quali il nuovo premier avrebbe nominato “un esecutivo di tecnici composto da rappresentati di gruppi finanziari e provenienti in larga parte dalle università private” Questi studenti esprimono quindi “preoccupazione ed allarme per questa scelta, proprio perchè abbiamo sempre sostenuto che non fosse solo Berlusconi il centro di tutti i mali, ma che proprio questi poteri, cosiddetti forti, incidessero e spingessero per la dequalificazione di scuole e università, per la riduzione dei diritti, dei salari e dei redditi. Confermiamo quindi la scelta di scendere in piazza il 17 Novembre, proprio per ribadire che Monti dovrà fare i conti con le studentesse e gli studenti come ha dovuto fare ogni governo, di qualunque colore fosse”.
Ma cosa accadrà nelle città coinvolte? A Roma il collettivo Atenei in Rivolta ha organizzato un corteo dalle ore 9 dall’università La Sapienza, che poi coinfluirà nella manifestazione dei Cobas della scuola (in sciopero per l’intera giornata assieme ad alcune altre sigle poco rappresentative), diretta al centro. Possibile anche un blitz davanti al Senato, dove sempre il 17 novembre il nuovo premier Mario Monti farà le sue comunicazioni all’Aula. Il corteo è stato autorizzato dalla Questura da piazza della Repubblica a piazza SS. Apostoli: gli organizzatori e le forze dell’ordine hanno condiviso che si svolga “nel rispetto delle regole“, ma si dovrà vedere cosa succederà se gli studenti dovessero ‘deviare’ verso palazzo Madama. A Milano appuntamento invece alle 9.30 a largo Cairoli: l’idea è sfilare in corteo fino ad assediare la Bocconi, dove Monti è stato rettore per diversi anni.