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40mila docenti in pensione, ma nessuna sostituzione. I fondi saranno destinati per la flat tax

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Saranno 40mila i docenti che andranno in pensione al 31 agosto prossimo. Dal 1° settembre, dunque, chi sarà a prendere il loro posto? In base a quanto segnala La Repubblica, nessuno. Per adesso non è prevista nessuna sostituzione.

Più di 22mila docenti lasceranno in anticipo per quota 100, ma nessun turnover è previsto.

Il Miur ha ammesso che i tagli della Legge di bilancio 2018 erano legati proprio al Reddito di cittadinanza e Quota 100.

I pensionamenti anticipati senza assunzione sembrano aprire la strada alla legge di bilancio 2019 che dovrà finanziare la flat tax.

Sulla questione, la senatrice Simona Malpezzi (Pd) ha presentato un’interrogazione parlamentare chiedendo perché il governo “non abbia stanziato un solo euro” per programmare la trasformazione di parte dell’organico di fatto (chi davvero insegna nella scuola) in organico di diritto (chi è regolarmente assunto).

“L’esecutivo trova i soldi per mandare in pensione i docenti con Quota 100 e non li trova per sostituirli con i docenti precari”, si legge nell’interrogazione, “così prolifera il fenomeno delle supplenze e non si assicura il corretto avvio del prossimo anno scolastico”.

Secondo La Repubblica è credibile che il prossimo anno scolastico possa partire con 160-170 mila insegnanti precari in cattedra, cifra da primato, e contemporaneamente le graduatorie pre-ruolo sempre piene.

L’assunzione di oltre 58mila docente, il cui decreto è stato approvato dal Mef, non sarà completa visto che non ci saranno candidati a sufficienza.

Gli assegni del personale scolastico

Nella scuola le rinunce sono state superiori agli altri comparti: le domande si sono fermate a 27 mila, rispetto alle oltre 60-70 mila di cui si parlava quando è stato varato il provvedimento a seguito dell’ultima legge di Bilancio.

Nella scuola l’assegno a quanto ammonta? L’Inps non ha fornito ancora tabelle legate alle varie professioni e a vari comparti.

Tuttavia, si può presumere che si collochi nella media nazionale, soprattutto quando si parla di docenti: stiamo attorno, quindi, ai 1.600-1.700 euro netti.

Per il personale Ata, invece, l’assegno è al di sotto: sulle 1.300 euro medie.

Mentre i dirigenti scolastici si collocano alcune decine di punti percentuali sopra gli insegnanti: sempre in media non superiore ai 2.500 euro, anche se in questo caso molto dipende dall’età in cui il docente è diventato preside.

Molti di quelli che non sono andati via con almeno 38 anni di contributi e 62 di età, lo hanno fatto per via della decurtazione eccessiva, anche superiore ai 300 euro netti mensili.

Il profilo di chi ha aderito

L’Inps ha invece fornito dati analitici riguardanti il profilo di chi ha scelto di usufruire di Quota 100.

Prima di tutto, l’86% delle domande del pubblico impiego proviene dal comparto degli enti locali e da quello del corpo docente della scuola. Il 2,2% dal comparto del personale sanitario.

La distribuzione per età evidenzia una concentrazione tra i 63 e i 64 anni, senza differenze significative tra uomini e donne.

Le donne, infatti, spesso iniziano l’attività lavorativa in ritardo e non di rado devono pure rinunciarvi per dedicarsi ai figli e alla famiglia. E a fine carriera, si ritrovano a pagare il conto di una situazione previdenziale poco florida.

Guardando alle differenze territoriali, di gestione e di genere si nota che la gran parte delle domande sono state presentate nelle regioni del Nord (40,2%) e del Mezzogiorno (38%), prevalentemente da uomini (73,9%) e da assicurati delle gestioni private (67,3%).

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