Home Archivio storico 1998-2013 Ordinamento 47mila lavoratori ”introvabili”

47mila lavoratori ”introvabili”

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A spiegare i motivi della mancata reperibilità del personale giusto al posto giusto sono le stesse aziende. 

Nel 2012 gli introvabili erano oltre 65mila, pari cioè al 16,1 per cento delle assunzioni totali programmate, ma nel 2008 si raggiungeva la quota 217mila, il 26,2 per cento del totale. Particolarmente grave è il mismatch di competenze che interessa laureati e diplomati. Tra i diplomi, spiega Unioncamere, riguarda in particolare quelli agro-alimentare, informatico e meccanico. Di qui la necessità di fare vera alternanza scuola-lavoro, sottolinea il presidente di Unioncamere. Sotto questo aspetto il decreto Carrozza ha potenziato stage e tirocini nelle imprese e rafforza, sotto il cappello della garanzia giovani, l’apprendistato a scuola, università e Its.
Tuttavia gli “introvabili” diminuiscono, e infatti nella rilevazione dell’anno scorso erano oltre 65mila, oggi sono calati a 47mila circa. Il motivo sarebbe legato, secondo le imprese, a tre possibili interpretazioni.

In primo luogo, sarebbero troppo pochi i profili di laureati in materie scientifiche e tecniche, e questo nonostante i posti anche nell’impresa privata siano in contrazione.
In secondo luogo si infrapporrebbe il cosiddetto “gap di aspettative”: secondo gli operatori economici, ci sono tipologie di impiego che non soddisfano le aspettative dei candidati: si tratta ad esempio dei laureati a indirizzo linguistico o sanitario-paramedico, e dei diplomati in discipline agrarie-alimentari.
Il terzo motivo sarebbe da cercare nella mancanza di formazione e di competenze trasversali adatte alle mansioni da svolgere, come capacità di lavorare in gruppo e flessibilità; un nodo, quest’ultimo, che accomuna diplomati e laureati.
Secondo Unioncamere gli “introvabili” ci sono: 
 i laureati esperti in software e di gestione aziendale, e analisti programmatori. Nella classifica delle maggiori difficoltà di reperimento, ai primi posti ci sono le professioni quelle alle quali si accede prevalentemente con una laurea in Ingegneria informatica (presenti quattro volte nelle prime 10 posizioni). In testa alla graduatoria si incontrano gli Esperti software (260 gli “introvabili” su 550, 47,4% del totale); al terzo posto gli Analisti programmatori (250 su 690, pari al 36,4%), al sesto i 570 Sviluppatori di software (su 1.930, pari al 29,8%), al decimo i 370 Programmatori informatici difficili da reperire (su 1.570 assunzioni non stagionali previste, pari al 23,4%).
Difficoltà superiori o pari al 35% interessano anche gli esperti per la gestione aziendale, professione per la quale sono richiesti prevalentemente laureati in Scienze economico-aziendali (350 su 930 quelli la cui ricerca sarà particolarmente faticosa da parte delle imprese) e i progettisti meccanici, profilo al quale si accede con la laurea in Ingegneria meccanica e navale (490 i difficili da reperire su 1.420). Quest’anno, inoltre, le imprese segnalano difficoltà a trovare sul mercato il 30% degli operatori commerciali con l’estero (richiesti soprattutto i laureati in Scienze economico-aziendali), il 28,4% degli educatori per disabili (150 su 510 assunzioni non stagionali), che sono in prevalenza laureati in Scienze dell’educazione e il 27% dei 1.510 tecnici commerciali richiesti in possesso di una laurea in Scienze economico-aziendali (pari a 410 unità).
Nonostante il livello elevato di disoccupazione soprattutto giovanile, anche per alcune professioni accessibili ai diplomati la quota di “introvabili” raggiunge valori consistenti. Complessa, a giudizio delle imprese, sarà la ricerca del 34,6% degli sviluppatori di software, il 29,3% dei disegnatori tecnici e il 22,1% degli assistenti socio-sanitari con funzioni di sostegno nelle istituzioni.
“Per quanto la difficoltà di reperimento segnalata dalle imprese sia quest’anno molto contenuta – spiega il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello – essa continua a interessare soprattutto i profili tecnici e specialistici di cui già da tempo abbiamo segnalato la carenza. Oggi ancora di più occorre mettere in mano ai nostri giovani le carte per scegliere – con consapevolezza – la strada che apra loro un futuro di lavoro e di soddisfazione e affiancare alla scuola l’impresa, in maniera che i ragazzi possano acquisire un’esperienza da far valere al momento della selezione del personale da parte dell’impresa”.