Home Formazione iniziale Abilitazioni scuola secondaria, corsi imposti dall’alto al prezzo di 2.500 euro: per...

Abilitazioni scuola secondaria, corsi imposti dall’alto al prezzo di 2.500 euro: per la Gilda è lesivo della dignità professionale dei docenti

CONDIVIDI

La Federazione Gilda Unams sembra non gradire la pubblicazione del decreto ministeriale Mur n. 156 del 24 febbraio scorso che stabilisce le disposizioni per l’avvio dei percorsi universitari e accademici di formazione iniziale e di abilitazione di decine di migliaia di docenti delle scuole secondarie per l’anno accademico 2024/25.

L’organizzazione sindacale si dice d’accordo con le procedure abilitanti, ma non certo così come sono state concepite: quella introdotta viene reputata una organizzazione “farraginosa, irta di ostacoli e inadeguata, soprattutto per far fronte ad un precariato ormai dilagante”.

Le critiche riguardano la decisione presa la scorsa settimana dal ministero dell’Istruzione e del Merito, che ha emanato i primi decreti ministeriali con l’autorizzazione dei posti disponibili per i vari percorsi universitari necessari per poter ottenere l’abilitazione all’insegnamento, nelle scuole secondarie di I e II grado.

Decreti che contengono solo una parte degli accreditamenti già effettuati, rimandando ad un decreto successivo un elenco aggiuntivo. Si tratta di circa 45mila posti a fronte dei 70mila previsti.

“Una scelta inammissibile sotto ogni punto di vista – sostiene la Gilda – in quanto i candidati che faranno scelte sulla base del primo elenco, ne saranno un domani magari penalizzati dal fatto che fatto che nel secondo elenco potrebbero comparire sedi universitarie molto più comode”.

“Oltre a questo – continua il sindacato -, ricordiamo sempre l’avvilente attesa dei vincitori del Pnrr1, cui è stato garantito l’accesso ai percorsi abilitanti, che attendono da mesi di conoscere il loro destino. Il tutto aggravato dal fatto che i corsisti dovranno sostenere integralmente le spese del corso, circa 2.500 euro”.

Secondo la Gilda, quindi, tale situazione è “lesiva della dignità professionale di questa categoria di lavoratori, che a pochi mesi dalla fine dell’anno scolastico e nel pieno delle attività didattiche con gli scrutini alle porte, ancora non sanno se, dove e quando potranno passare sotto le forche caudine rappresentate da un percorso abilitante imposto dall’alto e che dovranno pagarsi, pena, la perdita del posto di lavoro“.