“Disturbato”, “disadattato”, sono termini che – grazie a Dio – non si usano più a scuola. Eppure, ogni giorno, quanti ragazzi e ragazze entrano nelle nostre classi rivestiti da un guscio inespugnabile che li isola dagli altri. Apparentemente stanno bene così, soli, di poche parole e di scarsi contatti. Come James, il protagonista del romanzo di Peter Cameron, Un giorno questo dolore ti sarà utile, che presentiamo questa settimana nella nostra rubrica “Leggere lib(e)ri”. James ha tutto quello che un diciottenne sogna: vive a New-York, Il padre è un importante operatore di borsa a Wall Street, la madre possiede una bella galleria d’arte. Ha anche una sorella un po’ più grande e un simpaticissimo cane. Una famiglia ricca e colta, insomma.
E tuttavia James non è un ragazzo felice, anzi! I genitori sono divorziati da tempo… un dato, questo, che oggi si tende un po’ a trascurare; ormai cosa volete che sia un divorzio, avere genitori separati non è più una novità. Ma non sempre è così facile, perché – citando Pennac – “statisticamente tutto si spiega, personalmente tutto si complica”. James, dunque, soffre e non capisce il mondo degli adulti, ai suoi occhi riempito di vuoto!
L’unica persona della famiglia con cui James abbia un rapporto vero, genuino, l’unica persona dalla quale si senta compreso fino in fondo, senza bisogno di tante parole è la nonna materna, nella quale James ritrova in pieno ciò di cui ha bisogno: autenticità. Una vita, cioè, alleggerita dai fronzoli che appesantiscono i suoi genitori, dalla ricerca dell’eterna giovinezza, dai rancori mai sopiti, da un malinteso senso dell’amore che li spinge a passare da una relazione all’altra.
Un giorno questo dolore ti sarà utile è una storia da leggere tutta d’un fiato, uno di quei romanzi che sembrano fatti apposta per essere consigliati a un adolescente da avviare alla lettura. Un libro dal quale trarre tanti spunti di riflessione – rapporti figli/genitori, sindrome di Peter Pan di cui molti adulti soffrono, ricerca del senso della vita, importanza di un adulto di riferimento con cui confrontarsi senza maschere – per discuterne in classe con i nostri alunni.
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