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Adolescenti, troppa tv conduce al sovrappeso: a rischio un ragazzo su quattro

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Oggi in Italia, secondo i più recenti dati dell’istituto nazionale di statistica, elaborati sulla base degli standard internazionali proposti dall’International Obesity task force, i bambini-adolescenti obesi sono mediamente il 4%, mentre quelli in sovrappeso sono il 20%. Se non sarebbe onesto incolpare del sovrappeso di un bambino su quattro esclusivamente agli spot pubblicitari, rimane comunque un dato di fatto che durante gli ultimi decenni è aumentato in maniera esponenziale il numero delle pubblicità dirette agli adolescenti. Se poi consideriamo che tra tutti gli spot pubblicitari mandati in onda nei programmi per bambini, quelli dedicati agli alimenti risultano di gran lunga i più frequenti e che, assieme all’incremento della prevalenza dell’obesità, sono lievitate le ore che bambini passano davanti alla tivù, il quadro diventa molto più chiaro. Di questi dati si è discusso a Milano il 9 maggio durante la presentazione alla stampa, attraverso una tavola rotonda, dei risultati del progetto "Children, Obesity and Associated Avoidable Chronic Diseases", condotto in venti Paesi, promosso dall’European Heart network e cofinanziato dalla Commissione europea: all’appuntamento hanno preso parte rappresentanti del ministero della Salute, del ministero delle Comunicazioni, Giulio Malgara, presidente dell’Upa (Utenti pubblicitari associati), Lidia Rota Vender, presidente dell’Alt (Associazione lotta alla trombosi), il dottor Alessandro Sartorio, dell’Istituto Auxologico italiano e Antonio Marziale dell’Osservatorio sui diritti dei minori.
Dalla discussione è emerso che l’81 per cento dei bambini tra i 6 e i 13 anni chiede ai genitori acquisti alimentari precisi, proprio sulla base della stimolazione pubblicitaria ed è facile immaginare quali siano i cibi più richiesti. Gli spot in tv rivolti ai bambini in Italia sono circa il 20 per cento del totale, e 1 su 4 riguarda generi alimentari. In Italia nelle stesse condizioni su un canale commerciale il numero degli spot nel 2000 era di 25 mila e nel 2004 sono diventati più di 27 mila.
Durante la tavola rotonda Giulio Malgara, presidente dell’Upa, ha dato la propria disponibilità a "sedersi attorno a un tavolo e discutere della questione una volta provata dalla scienza la correlazione tra obesità nei minori e spot pubblicitari", per fare in modo che diventi realtà la dichiarazione, firmata a Bruxelles, il 14 febbraio del 2000: "Ogni bambino nato nel 2000 ha il diritto di vivere almeno fino a 65 anni senza soffrire di malattie cardiovascolari evitabili". Lidia Rota Vender, presidente di Alt, ha lanciato un appello ai genitori, alla scuola, ai pubblicitari, alle aziende: "L’obesità è una vera epidemia il cui sviluppo e la cui progressione sono fortemente influenzati dallo stile alimentare quotidiano e dall’insufficienza dell’attività fisica. I bambini in sovrappeso, o peggio obesi, sono candidati a diventare adulti aterosclerotici, con un elevato rischio di sviluppare in età adulta infarto, ictus cerebrale, malattie vascolari".
Le conseguenze negative di questi spot sulle scelte alimentari e lo stato nutrizionale dei bambini si inseriscono in un contesto in cui, specie in Italia, l’attività fisica viene praticata da una piccolissima percentuale della popolazione, soprattutto infantile e in cui i genitori d’abitudine accondiscendono molto facilmente alle richieste dei propri figli. Non è un caso che i valori sociali in cui l’alimento pubblicizzato è inserito siano sempre positivi prospettando un perfetto connubio tra bontà e naturalezza dell’alimento. Così l’eventuale richiesta di acquisto del prodotto da parte del bambino viene non solo approvata, ma, a volte, addirittura preceduta da parte del genitori.
La prevalenza del sovrappeso si verifica nei maschi rispetto alle femmine e nelle aree meridionali rispetto a quelle settentrionali del Paese. Non solo: il rischio di essere sovrappeso è di 4,6 volte maggiore per i bambini che guardano la televisione per più di 4 ore al giorno rispetto ai bambini che la guardano per meno di 1 ora al giorno. Un dato che deve fare riflettere, considerando che in Italia il 17% dei bambini di età inferiore ad un anno e ben il 48% di quelli tra uno e due anni già guardano la televisione per più di un’ora al giorno. Va da sé che la presenza della tv nella camera da letto dei piccoli è un fattore di rischio aggiuntivo per lo sviluppo dell’obesità.

La fetta più grossa della torta pubblicitaria in generale, più di un quarto, riguarda generi alimentari di cui circa il 70 per cento è dominato da merendine, bevande zuccherate e dolciumi. In particolare il 49 per cento degli spot in onda riguarda cibi ricchi di grassi e zuccheri. E solo il 2 per cento frutta e ortaggi. I dati degli investimenti pubblicitari in Italia parlano di un 2004 in cui si è speso più del doppio in pubblicità di brioche, merendine, biscotti e cereali zuccherati che in frutta e verdura.