
Ci sono aggiornamenti sul caso del quindicenne con disabilità seviziato nella notte di Halloween da coetanei in provincia di Torino. Come scrive Il Corriere della Sera, una quarantina di ragazzi si sono dati appuntamento nel centro della cittadina per “un semplice confronto” con uno dei tre giovani accusati di aver torturato il ragazzo.
“Noi lo conosciamo, fino a poco tempo fa era tranquillo, ma poi ha iniziato a fare cavolate. Adesso ha esagerato e non può pensare che noi ce lo scorderemo. Non se lo dimenticherà nemmeno il nostro amico che avrà quelle immagini davanti agli occhi per sempre. E a noi sembra il minimo stare qua. La deve pagare”, hanno detto gli autori di quella che è sembrata una spedizione punitiva.
La madre del giovane, accusato di sequestro di persona e violenza privata si è affacciata in strada e ha pianto. Poi si è sparsa la voce che il quindicenne non fosse in casa e alla fine hanno desistito. “Io sono tranquillo — ha detto la vittima salutando gli amici radunati in piazza per lui —. Adesso sono quegli altri che hanno finito di vivere”.
Ipotesi abusi sessuali
Il timore è che ci possano essere altre spedizioni punitive e ieri pomeriggio, 3 novembre, per chiarire tutti i contorni della vicenda, il ragazzino è stato ascoltato, con il supporto di uno psicologo, dai pm della Procura per i Minori. I Carabinieri stanno intanto cercando di riempire le 17 ore di buco fra la sua uscita di casa (alle 20 di venerdì sera) e il momento in cui i suoi aguzzini gli hanno restituito il cellulare (alle 13 di sabato).
La madre teme che il figlio, che è seguito da una cooperativa sociale e frequenta regolarmente un centro diurno, possa avere subito anche abusi sessuali, ma finora non ci sono riscontri. Per il momento i tre indagati non sono ancora stati interrogati: “Sono ragazzi fragili — ha commentato la procuratrice capo dei minori Emma Avezzù —. A volte basterebbe una telefonata in più dei genitori e anche un post sui social in meno. Se volessero essere ascoltati, assieme ai loro legali, possono presentarsi qui da noi, sanno dove trovarci”.
La ricostruzione dei fatti
Il giovane sarebbe stato “chiuso per ore dentro una stanza, minacciato con un cacciavite, a cui sono stati rasati capelli e sopracciglia, poi costretto a immergersi nel fiume Po, infine lasciato libero davanti alla stazione di Porta Nuova, a Torino”. Sulla vicenda indagano i Carabinieri.
La donna racconta che due ragazzi e una ragazza, di 15 e 16 anni, avrebbero attirato suo figlio fingendosi amici. “’sti mostri – scrive la mamma sui social – gli hanno spento una sigaretta sulla caviglia oltretutto. Non contenti l’hanno portato nel Po e non soddisfatti l’hanno fatto mettere sotto una fontanella con il getto sulla schiena”.
Dopo ore di vessazioni, i tre lo avrebbero lasciato libero, restituendogli il cellulare. “Io sapevo che era a dormire dal nonno e che non è mai arrivato – spiega la madre – noi l’abbiamo scoperto il mattino. Io ringrazio Dio che mio figlio è vivo, voglio solo giustizia”.




