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Aie: prezzi quasi invariati, ma il Governo fermerà le riedizioni dei libri scolastici

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Non è proprio un buon momento per gli editori: nella giornata in cui avrebbero voluto spiegare, attraverso una indagine dell’Ispo, che gli aumenti denunciati sono solo una “colossale montatura” e che l’attenzione non andrebbe focalizzata sull’aumento dei prezzi dei testi scolastici ma sullo sforamento dei tetti di spesa fissati dal Miur, dal Consiglio dei Ministri è arrivata una doccia fredda quanto inaspettata. Per combattere il caro-libri, il Governo sembrerebbe infatti intenzionato a decretare il blocco per 4 o 5 anni della riedizione dei libri scolastici delle materie fondamentali (ad iniziare da italiano e matematica).
L’annuncio del Ministro Mariastella Gelmini, nella conferenza stampa che ha concluso il Consiglio dei Ministri, ha colto di sorpresa anche il presidente dell’Associazione italiana editori, Federico Motta, che a Milano avrebbe dovuto commentare i dati Ispo: “in questo paese non c’è più niente da meravigliarsi – ha detto Motta della decisione del Governo -, siamo costernati: non c’è nient’altro da dire, a questo punto si faccia direttamente l’editoria di Stato”.
“Poi vorrei chiedere – ha continuato Motta – se l’educazione civica reintrodotta farà parte di italiano o storia, perchè altrimenti presumo ci saranno dei libri in più. Sarebbe ora che si operasse in senso tecnico, non più seguendo logiche politiche, per creare una vera scuola ed un vero sistema dell’istruzione nel quale i ragazzi possano crescere e confrontarsi con mondo che li circonda, che non è quello piccolo piccolo dell’Italia. Quella del Ministro – ha detto ancora il rappresentante dell’Aie – per ora è solo un’indicazione, ma i presupposti sono tragici: si dimostra lo stato di assoluta confusione dei nostri politici, così non andiamo da nessuna parte”.
Il Presidente ha anche replicato al Ministro dell’Economia che da qualche giorno insiste sulla necessità di bloccare la ristampa di nuove edizioni. “Comprensibilmente Tremonti ritiene che i libri e i loro contenuti debbano avere una certa stabilità – ha osservato Motta – : il fatto è che dal 1997 a oggi ci sono state tre riforme del sistema scolastico e questo vuol dire mettere necessariamente mano ai testi per adeguarli alle norme nazionali”.
Gli editori non hanno comunque rinunciato a presentare i dati elaborati dall’istituto diretto da Renato Mannheimer: ebbene, sui 31.360 libri scolastici delle scuole secondarie di primo e secondo grado è emerso che l’aumento dei prezzi è dello 0,73% rispetto ad un tasso di inflazione rilevato a luglio 2008 del 4,1%. In particolare, nella scuola secondaria di primo grado la crescita dei prezzi è stata dello 0,66%, nella secondaria di secondo grado dello 0,76%.
Per gli editori il 96% dei libri in commercio non avrebbe registrato aumenti dei prezzi o, comunque, l’aumento sarebbe stato inferiore al tasso di inflazione. In particolare, il 62% dei libri di testo è in commercio a un prezzo che non è aumentato rispetto all’anno scorso, mentre il 34% ha fatto registrare un aumento inferiore o uguale al tasso di inflazione corrente. Solo il 4% dei libri di testo ha subito un aumento superiore alla media.
In generale, dall’indagine Ispo è emrso come in un periodo di sfiducia e di grandi difficoltà economiche, la spesa dell’istruzione, pur essendo considerata una necessaria, è percepita come un peso maggiore nel bilancio complessivo familiare. Abbigliamento e calzature, libri di testo e spese per la scuola e istruzione (corredo scolastico, lezioni private, gite), con l’esclusione dei libri, sono quelle che incidono di più. In questo contesto i libri incidono sul bilancio familiare, ma esattamente come tre anni fa. Il libro di testo è sì la singola voce di spesa ritenuta pesare di più nel costo sostenuto per l’istruzione per i figli, ma nella stessa misura di tre anni fa.
L’Aie ce l’ha con tutte le componenti che hanno collaborato a non rendere pubblici questo tipo di dati lasciandosi andare a infondati aumenti. Anche il Ministero avrebbe collaborato a creare questo clima: “ogni hanno – ha detto Enrico Greco, presidente del gruppo editoria scolastica dell’Aie – entro febbraio comunichiamo il catalogo coi prezzi dei libri e il ministero può fare tutti i controlli che vuole. La Gelmini aveva sei mesi di tempo per fare i controlli che voleva e non aspettare finora”. Per Motta “questi nuovi controlli sono veri e propri processi alle intenzioni e questo ci ha profondamente colpito, facendoci pensare a un intento persecutorio nei confronti dell’editoria”.
Il problema dei rincari però esiste per le famiglie. E se pure la responsabilità non è degli editori, ma dei docenti che devono comporre la lista dei libri necessari per ciascun anno di corso essi, non si sottraggono dal proporre delle soluzioni.
“I 65 milioni di euro dei finanziamenti dati alle scuole elementari sono anacronistici – ha fatto notare Greco – perchè non distribuire queste risorse a tutti i livelli scolastici rivolgendoli ai meno abbienti e ai meritevoli?”. Questa potrebbe essere una idea al pari di quella della associazione dei librai che propone la detraibilità delle spese di istruzione. Tutte soluzioni possibili. Purché non si chieda all’Aie di sostenere l’utilizzo dell’usato. “Non chiedeteci di fare una campagna a favore dell’usato – ha chiosato Greco – non facciamo libri nuovi”.
L’Aie si è dichiarata poi anche contro il download dell’ebook da internet, soluzione finale del caro-libri secondo il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Motta spera che se questo passaggio dovrà avvenire tra tre anni “che almeno avvenga nel rispetto del diritto d’autore”. Insomma, chi pensava ad una nuova stagione fatta di collaborazione attiva tra editori e istituzioni è servito: e se le parti non decideranno di fare un passo indietro lo “strappo” stavolta difficilmente si comporrà. Con gli studenti, ancora una volta, a subire le conseguenze.