
Oggi, 3 luglio, è il trentesimo anniversario della morte, per suicidio, di Alexander Langer, una figura intellettuale e politica di straordinaria levatura, il cui pensiero e le cui azioni risuonano ancora oggi con particolare forza e attualità. La sua scomparsa prematura ha lasciato un vuoto incolmabile, ma la sua eredità continua a essere un faro per chi crede nella possibilità di un mondo più giusto e pacifico. Per i docenti, riflettere sulla sua vita e sul suo impegno significa attingere a una fonte inesauribile di ispirazione per il nostro ruolo educativo.
La vita
Alexander Langer, nato a Vipiteno il 22 febbraio 1946, è stato una figura di spicco nel panorama italiano ed europeo, distinguendosi come politico, saggista, giornalista ambientalista e pacifista. La sua formazione familiare, in un contesto altoatesino multilingue (italiano e tedesco), fu improntata alla tolleranza, spingendolo sin da giovane a ricercare il dialogo interetnico. A diciotto anni, co-fondò una rivista che univa ragazzi di diverse lingue, sperimentando un ideale di convivenza che sarebbe diventato il fulcro della sua azione pacifista. Langer si oppose fermamente all’etnonazionalismo e rifiutò, in più occasioni, di dichiarare la propria appartenenza etnica nei censimenti.
Laureato in giurisprudenza all’Università di Firenze, Langer militò nella Federazione Universitaria Cattolica Italiana, dove ebbe modo di incontrare figure di grande rilievo come don Lorenzo Milani e don Ernesto Balducci. Negli anni Settanta, fu attivo in Lotta Continua, contribuendo anche al suo quotidiano e stringendo un’importante amicizia con Adriano Sofri.
Tornato a Bolzano dopo l’esperienza con Lotta Continua, nel 1978 fondò la lista “Neue Linke – Nuova Sinistra”, ottenendo seggi significativi e ricoprendo cariche nel consiglio provinciale di Bolzano e in quello regionale del Trentino-Alto Adige fino al 1989. Le sue battaglie politiche si concentrarono sulla convivenza in Alto Adige, sulle dinamiche internazionali (Nord-Sud del mondo, Europa dell’Est) e sull’integrazione europea, sempre con un’attenzione particolare alla pace e alla conciliazione.
Negli anni Ottanta, Langer fu tra i fondatori del movimento politico della Federazione dei Verdi in Italia e in Europa, affermando che gli ecologisti “non sono né di destra né di sinistra”. Nel 1989, fu eletto al Parlamento europeo, dove divenne il primo presidente del gruppo parlamentare dei Verdi, ruolo che mantenne anche dopo la rielezione nel 1994. Qui ricoprì importanti incarichi, come capogruppo del Gruppo Verde e presidente della delegazione per le relazioni con l’Albania, la Bulgaria e la Romania, promuovendo iniziative per la pace, i diritti umani e la difesa dell’ambiente. Fu l’ideatore della “Fiera delle Utopie Concrete” e sviluppò il concetto di “conversione ecologica”, sia a livello individuale che sociale, coniando il motto “Lentius, profundius, suavius” (“più lento, più profondo, più dolce”).
Negli ultimi anni della sua vita, Langer si dedicò con immenso impegno alla questione della pace nei territori dell’ex-Jugoslavia, visitando più volte le aree di conflitto in Bosnia e Kosovo. Propose l’intervento della comunità internazionale e, nel 1994, introdusse al Parlamento Europeo l’idea di un Corpo Civile di Pace Europeo per gestire e prevenire i conflitti in modo nonviolento. Tuttavia, in seguito alla strage di Tuzla nel 1995, pur essendo un convinto pacifista, chiese un “intervento internazionale armato” per fermare l’aggressione e proteggere le vittime, una posizione che generò incomprensioni e gli alienò parte della considerazione di ex compagni di lotta.
Sconvolto dal dramma della guerra, e sofferente di asma e depressione, Alexander Langer si tolse la vita il 3 luglio 1995 a Pian dei Giullari, presso Firenze. Lasciò dei biglietti in cui spiegava l’insostenibilità dei “pesi” che lo opprimevano, chiedendo perdono e incoraggiando gli altri a “continuare in ciò che era giusto”.
La sua memoria è tutt’oggi viva e onorata da numerose dediche postume, tra cui la cittadinanza onoraria di Sarajevo nel 2021 per il suo impegno per la pace in Bosnia Erzegovina. A lui sono intitolate scuole, come il “Schulzentrum Alexander Langer” a Vipiteno e una scuola elementare bilingue a Bolzano, nonché centri culturali, parchi, strade e ponti in diverse città italiane, a testimonianza del suo duraturo impatto sul pensiero ecologista e pacifista. Il suo “pontificato civile”, come viene spesso definita la sua eredità, continua a ispirare chiunque creda nella costruzione di ponti tra culture e nell’impegno per un mondo più giusto e sostenibile.
Il messaggio
Alexander Langer, lo ricorda L’Internazionale, è stato innanzitutto un intellettuale e un politico animato da un profondo impegno ambientalista e pacifista. La sua visione del mondo era profondamente radicata in un approccio ecologico e nonviolento, una prospettiva che anticipava e affrontava molte delle sfide che oggi sono al centro del dibattito globale. Egli si distinse come un instancabile costruttore di ponti tra culture, lingue ed etnie diverse. Il suo lavoro era costantemente volto alla promozione della convivenza civile e pacifica, guidato da un profondo rispetto per le differenze e da una ferma opposizione a ogni forma di discriminazione e violenza. Era un esempio vivente di come il dialogo e la comprensione reciproca possano superare le divisioni.
La sua attività politica lo vide protagonista anche nel Parlamento Europeo, dove continuò a battersi per i suoi ideali, promuovendo in particolare i diritti delle minoranze e la cooperazione transfrontaliera. Langer è stato un autentico punto di riferimento per tutti coloro che credono nel valore irrinunciabile del dialogo e della cooperazione come strumenti per affrontare le complessità del nostro tempo. La sua capacità di unire e di creare connessioni in contesti spesso frammentati lo rende una figura esemplare, la cui lezione è più che mai pertinente nell’attuale scenario socio-politico.
Il modello Langer
L’eredità di Alexander Langer, spesso definita come il suo “pontificato civile”, rappresenta un modello di comportamento e di pensiero di inestimabile valore, specialmente per le giovani generazioni. I suoi principi di dialogo, nonviolenza, rispetto per le differenze e cura per l’ambiente non sono solo ideali astratti, ma pilastri su cui costruire una cittadinanza consapevole e responsabile.
Per la scuola, la figura di Langer offre un programma educativo implicito: insegnare ai ragazzi l’importanza del rispetto reciproco, la gestione costruttiva dei conflitti, l’apertura all’altro e l’attenzione al futuro del nostro pianeta. La sua eredità è viva e attuale, offrendo spunti fondamentali per una didattica che miri a formare non solo menti brillanti, ma anche cittadini impegnati e compassionevoli, capaci di continuare il suo infaticabile lavoro di tessitura di ponti per un futuro di pace e sostenibilità.