Home Archivio storico 1998-2013 Riforme Allarme Bankitalia: questa scuola produce bassi salari e penalizza chi studia

Allarme Bankitalia: questa scuola produce bassi salari e penalizza chi studia

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Anche Bankitalia interviene sulla scuola italiana chiedendo alle istituzioni di investire al più presto sull’istruzione per risollevarla il prima possibile dallo stato di mediocrità in cui versa. Lo fa attraverso una lezione alla riunione annuale della Società italiana degli economisti a Perugia tenuta dal suo vicedirettore generale, Ignazio Visco: secondo il quale il livello di istruzione in cui versa l’Italia rischia di produrre una pericolosa spirale di bassi salari con la conseguente esclusione dal mondo del lavoro di chi ha invece ha puntato sui libri e sull’acquisizioni di titoli di studio medio-elevati.
“La qualità dell’istruzione fornita dal nostro sistema scolastico è inadeguata – ha detto senza mezzi termini Visco -: a un’istruzione di bassa qualità le imprese reagirebbero, in condizioni di informazione imperfetta, con un’offerta generalizzata di bassi salari; questi sarebbero ritenuti insufficienti a compensare il costo di un ritardato ingresso nel mercato del lavoro, riducendo l’investimento in istruzione. Il rischio è di finire in un equilibrio di bassi salari, bassa accumulazione di capitale umano, possibile disoccupazione o sotto-occupazione di coloro che hanno livelli di istruzione più elevati”.
Secondo la Banca d’Italia l’aspetto paradossale di questo stato di cose è che al danno di essere stati superati a livello internazionale da quasi tutti i Paesi dalle economie avanzate (nel 2006 la quota di popolazione in età da lavoro con titolo d’istruzione universitaria era poco più del 13% circa metà della media Ocse; tra i più giovani il tasso sale al 17%, contro il 33% medio dei paesi sviluppati), si aggiunge la beffa di assistere alla penalizzazione dei pochi che hanno creduto nello studio.
Questo, sempre secondo Visco, avviene per più motivi. Il primo è legato alla “forte dipendenza dei risultati dalle condizioni iniziali (reddito e livello d’istruzione dei genitori) che suggerisce la presenza di vincoli all’ingresso per le fasce di popolazione più svantaggiate. Non sembrano esservi, inoltre – continua il vicedirettore – sufficienti meccanismi in grado di valorizzare il merito e premiare i comportamenti e i risultati individuali, con la conseguenza che tendono a ridursi le esternalità positive associate all’investimento in capitale umano”.
L’ultimo motivo, quello più disarmante per una nazione che nella sua Costituzione mette al centro dei suoi interessi il benessere dei cittadini, è che coloro che raggiungono conoscenze, capacità e competenze di alto spessore rischiano fortemente di non essere assorbiti dal mercato del lavoro: un mercato, complice anche la massiccia presenza di immigrati, orientato sempre più al risparmio e alla quantità piuttosto che agli investimenti ed alla qualità.
Servirebbe invece , questo il messaggio di Bankitalia, un “miglioramento della qualità del capitale umano” attraverso “interventi importanti sulla scuola e sull’università”. Per raggiungere tale risultato, sottolinea Visco, occorre sì guardare al merito. Ma non basta. Servono incentivi ai docenti, anche se solo a quelli più capaci, e capacità di organizzazione. Oltre che una maggiore tutela degli ambienti scolastici. Tutte operazioni fino ad oggi rimaste solo nei cassetti o solo nei disegni di legge. Ora però con le novità introdotte dalla Gelmini, ma anche quelle in cantiere come il testo Aprea sul nuovo stato giuridico dei docenti che ha buone possibilità di andare in porto, sembra esserci un cambiamento di rotta. 
Il vicedirettore della più importante banca italiana non cita mai il Governo, né dà giudizi sul suo operato. Se da una parte sembra apprezzare il tentativo di puntare sul merito, dall’altra non intende avallare politiche al ribasso. “Pur senza scendere in dettagli – ha sottolineato Visco – vanno certo rivisti gli incentivi che guidano l’apprendimento come l’attività di insegnamento, va apprezzato e compensato il merito là dove si manifesta, è necessaria una migliore e più continua valutazione dei programmi, dei metodi e dei risultati, occorrono infrastrutture e ambienti scolastici adeguati e attraenti”. Il messaggio è chiaro. Così chiaro che la realtà appare ancora più lontana da quella che dovrebbe essere.