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Allarme competenze STEM, le aziende cercano professionisti che non si trovano anche per colpa del divario di genere

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Sempre più alte nel mondo e in Italia le richieste dal mercato del lavoro di figure professionali legate alle discipline STEM. Richieste che in parte rimangono disattese per mancanza di figure professionali preparate per le esigenze espresse dal mercato del lavoro.

Una esigenza quella delle imprese che cresce in maniera esponenziale anno dopo anno, un dato che non può non far riflettere il mondo della scuola e gli studenti che devono scegliere il loro percorso di studio.

I dati sulle professioni in ambito STEM

Secondo l’ultimo studio dell‘Osservatorio delle Competenze Digitali, (fonte Agenda digitale) nel nostro Paese circa il 50% delle aziende denuncia difficoltà nel reperire profili STEM, con picchi che superano il 60% nei settori legati all’Information Technology e all’ingegneria. Dati confermati anche da altre ricerche non ultima quella condotta da Confindustria che prevede un fabbisogno nei prossimi 5 anni di oltre 2 milioni di nuovi occupati in questi ambiti.

Il contesto formativo in Italia, inteso come istituzione allargata che parte dalla scuola superiore, ai percorsi post diploma per finire con le Università, non sta rispondendo completamente presente a questa domanda che viene dal mondo del lavoro; motivo per cui esiste ad oggi un gap importante tra domanda ed offerta.

Divario che senza le opportune azioni diventerà ancora più grande nei prossimi anni.

Analizziamo alcuni dati. I dati Istat relativi al 2023 dicono che il 25,0% dei giovani tra i 25 e i 34 anni ha una laurea nelle aree Stem che ricordiamo è l’acronimo formato dall’iniziale inglese di quattro diverse discipline ovvero Science, Technology, Engineering e Mathematics.

Primo problema da risolvere è il divario di genere

Il dato sale al 37% per gli uomini, mentre le donne laureate in discipline STEM sono sotto il 17%, quindi possiamo senza dubbio dire che il primo problema da risolvere è il divario di genere.

Che si debba una volta per tutti superare vecchie reticenze su donne e tecnologie lo confermano i voti superiori che le donne prendono rispetto agli uomini su queste discipline e dal fatto che le stesse riescono a concludere il corso di laurea in percentuale maggiore rispetto agli uomini (50% contro il 48%). Anche andando a vedere tra i diplomati secondo il rapporto di Almalaurea tra quelli del 2023 il 41,5% delle ragazze alla scuola media inferiore ottiene un voto d’esame superiore o uguale a 9 (percentuale pari al 28,3% tra i ragazzi).

Va fatto un passaggio culturale che consenta di superare una volta per tutte vecchi stereotipi culturali che non favoriscono la scelta della donna ad accedere alle discipline STEM a partire proprio dalle famiglie. In alcuni settori come l’informatica, l’ingegneria il divario nel tasso di occupazione maschile e femminile è di oltre il 9%.

Come si stanno muovendo i Paesi UE

A livello europeo, molte nazioni hanno già avviato programmi per colmare il gap di competenze STEM, promuovendo l’inclusione delle donne attraverso borse di studio, campagne di sensibilizzazione e partnership tra scuole, università e aziende (Fonte Agenda Digitale) La Germania è uno dei Paese della UE che si è mossa per prima implementando  una serie di iniziative per rafforzare l’orientamento verso le carriere tecnico-scientifiche fin dalle scuole superiori creando una serie di  programmi di mentoring per favorire l’ingresso delle donne nei settori più avanzati della tecnologia e dell’ingegneria.

In Italia esistono perlopiù iniziative specifiche intraprese dalle aziende private, manca invece una politica integrata che porti a colmare questo gap per questo motivo siamo tra gli ultimi posti in Europa per percentuale di donne impiegate in questi ambiti.

Oltre al fattore gap tra uomini e donne, altro aspetto importante è la capacità di università e istituti tecnici di formare un numero sufficiente di laureati e diplomati.

Su questo fronte si sta lavorando da anni con l’accelerazione degli ITS, i percorsi formativi post diploma ad alta qualificazione professionale e con i nuovi percorsi di studi 4+2 introdotti dal Governo Meloni che vanno sicuramente nella direzione di formare i professionisti tecnici richieste dalle aziende.

Il MIM ha pubblicatole inoltre linee guida, emanate ai sensi dell’articolo 1, comma 552, lett. a) della legge 197 del 29 dicembre 2022, finalizzate ad introdurre “nel piano triennale dell’offerta formativa delle istituzioni scolastiche dell’infanzia, del primo e del secondo ciclo di istruzione e nella programmazione educativa dei servizi educativi per l’infanzia, azioni dedicate a rafforzare nei curricoli lo sviluppo delle competenze matematico scientifico-tecnologiche e digitali legate agli specifici campi di esperienza e l’apprendimento delle discipline STEM, anche attraverso metodologie didattiche innovative” che spiegano in dettaglio l’importanza dello studio di queste materie.

I prossimi anni ci diranno se il gap sarà colmato e se le azioni messe in campo sia a livello politico che a livello privato saranno servite. Ne vale per lo sviluppo del nostro Paese e per la riduzione del tasso di disoccupazione.