Home Alunni Alle porte di Roma arriva il menù scolastico con o senza dolce

Alle porte di Roma arriva il menù scolastico con o senza dolce

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Sinora avevamo raccontato di mense chiuse agli alunni appartenenti alle famiglie morose. Di panini assegnati agli allievi dai genitori poco puntuali nei pagamenti delle retti. Ma mai si era arrivati al costo differenziato, con tanto di dolce concesso a secondo di quello scelto. È accaduto, però, anche questo. Le agenzie di stampa lo hanno raccontato il 20 maggio, ad un paio di settimane abbondanti dal termine dell’anno scolastico.

A mettere le famiglie nelle condizione di scegliere il menù A o B è stato il Comune di Pomezia, comune a Sud della capitale dove per numero aziende e fabbriche sono superiori alle abitazioni. Ebbene, la Giunta guidata dal sindaco del Movimento 5 Stelle Fabio Fucci ha deciso che a partire dal prossimo settembre gli alunni delle scuole d’infanzia e della primaria di Pomezia potranno scegliere tra due liste del pasto scolastico differenziate: una, meno costoso (4 euro), una seconda più costosa (4,40 euro).

A fare la differenza sarò, come dicevamo, il dolce alla fine del pasto. Scorrendo infatti il bando di gara per l’affidamento del servizio vengono proprio specificati i due prezzi differenti. “Costo unitario del pasto (soggetto a ribasso): €4,44 (pasto completo) Iva esclusa – si legge nel documento – €4,00 (pasto ridotto) Iva esclusa. Per conoscere però la composizione dei due menù bisogna arrivare al Capitolato, dove si legge che quello ridotto è comprensivo di primo, secondo, contorno, pane e frutta. Mentre quello completo comprende anche il dessert finale.

“Le ricette del ‘Menù completo’ e quelle del ‘Menù ridotto’ – si legge ancora – saranno le stesse, con eccezione delle ricette relative al ‘dolce’, atteso che detta ultima portata è prevista solamente nel ‘menù completo'”. Immediate le critiche. Anche pesanti. Anche dalla vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli, e dal collega senatore del Pd, Raffaele Ranucci, che parlano di “scelta inaccettabile. Una cultura discriminatoria quella portata avanti dal Movimento 5 stelle che, nascondendosi dietro al cosiddetto governo partecipato, arriva al punto di far subire a dei bambini nell’età più delicata l’esperienza più terribile – affermano in una nota congiunta -: la diseguaglianza sociale. Una decisione incredibile per un partito che in questi giorni si candida a rappresentare i cittadini in Europa e che rivela la sua vera indole, quella di un movimento che vuole minare alle fondamenta la convivenza civile e democratica del paese”. Per il Pd, insomma, siamo di fronte ad una inaccettabile discriminazione tra i bambini sulla base del censo e delle capacità economiche delle loro famiglie.

“Mai ci saremmo immaginati che si potesse anche solo ipotizzare una differenziazione di trattamento così odiosa, dinanzi alla quale crolla qualsiasi giustificazione – finanche quella di averne discusso preventivamente con alcuni genitori, come ha riferito in alcune interviste alla stampa locale la vicesindaco – è la replica del coordinatore cittadino di Sel, Walter Bianco -. Nella scuola pubblica non si possono e non si devono creare differenze tra i bambini sulla base delle capacità economiche delle loro famiglie. Farlo vuol dire creare, sin dall’età infantile, una discriminazione intollerabile. Sinistra Ecologia Libertà contrasterà in tutti i modi possibili questa decisione e chiede da subito che l’Amministrazione comunale torni sui suoi passi”.