Home Attualità Alternanza e PCTO: le prime esperienza risalgono a più di mezzo secolo...

Alternanza e PCTO: le prime esperienza risalgono a più di mezzo secolo fa; Aprea (FI): “Ci vuole più sicurezza, ma bisogna andare avanti”

CONDIVIDI

L’incidente che ha provocato la morte di uno studente dell’Istituto Leonardo Da Vinci di Portogruaro impegnato in una attività di “alternanza scuola lavoro” ha riportato drammaticamente alla ribalta il tema dei PCTO (Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento).

Da più parti si sta già chiedendo la revisione sistematica dei percorsi istituiti fin dal 2005 con il decreto legislativo 77 voluto dalla ministra Letizia Moratti, confermati dalla legge 107 del 2015 e rivisti nel 2018 all’epoca del ministro Marco Bussetti; qualcuno ne chiede addirittura la cancellazione.
Ma non bisogna dimenticare che esperienze di raccordo fra scuola e mondo del lavoro risalgono anche a ben prima della legge Moratti ed erano diffusi in molte scuole italiane (istituti tecnici e professionali in particolare) già negli anni 80 e 90 e in alcuni casi persino prima (per la verità ci sono esperienze degli anni 60 e 70 quando tecnici e professionali erano retti da un Consiglio di amministrazione in cui erano rappresentate le forze imprenditoriali e godevano di una autonomia persino superiore a quella prevista dal regolamento del 1997).

“Di fronte a questi incidenti che non dovrebbero mai capitare – commenta la deputata di Forza Italia Valentina Aprea – la prima e più facile reazione che parte soprattutto da chi è ideologicamente contrario da decenni alle esperienze formative di alternanza scuola-lavoro nei percorsi di studio è la messa in discussione di questa importantissima modalità di apprendimento on the job, del resto così raccomandata dalla Ue e dagli organismi internazionali”. 

“Inutile ribadire che la risposta non può essere il ‘no’ a prescindere -aggiunge Aprea – al contrario, è indispensabile lavorare su due fronti perché la tragedia che ha colto Giuliano e la sua famiglia non si ripeta. Il primo fronte è esigere dalle imprese quelle reti di sicurezza e quegli accompagnamenti personalizzati, peraltro già previsti dalle norme, che rendono questi percorsi appunto formativi per i giovani. Il secondo fronte riguarda l’accuratezza, sancita sempre anche dalle norme, con cui le istituzioni scolastiche sono chiamate sia a preparare convenientemente sul piano formativo l’esperienza dell’alternanza scuola-lavoro, sia a coordinare e condividere tale piano con l’impresa accogliente”.

Secondo la deputata di Forza Italia esistono già oggi gli strumenti per fare in modo che le attività si svolgano in sicurezza e aiutino davvero gli studenti nel loro percorso di crescita.
“Confindustria – spiega in proposito Valentina Aprea – ha prodotto in questi anni un Vademecum per illustrare agli imprenditori il significato e la valenza dell’alternanza, insieme ad una ‘Guida pratica’ che aiuta a risolvere i problemi operativi di fronte ai quali si trovano oggi le aziende 4.0 che vogliono iniziare un percorso di collaborazione formativa con le scuole”.

Ovviamente Aprea ha anche una sua proposta che potrebbe trasformarsi in legge in caso di vittoria del centro-destra alle elezioni politiche: “Forza Italia propone con urgenza che vadano riconosciute sul piano dello stato giuridico ed economico le figure sia del ‘tutor formativo scolastico’, sia del  ‘tutor formativo aziendale’, ai quali affidare la progettazione comune, il governo, la gestione e la valutazione  dei percorsi e, come ovvia precondizione, le condizioni della loro sicurezza nonché le modalità di assicurazione e sorveglianza sanitaria”.
Inoltre, sempre secondo Aprea, “i costi sostenuti, e direttamente correlati ai servizi appena richiamati (sicurezza, sorveglianza sanitaria, dispositivi di protezione individuale, tutor aziendale), dovrebbero essere riconosciuti alle aziende che aderiscono a programmi di alternanza scuola-lavoro attraverso un credito d’imposta ed una sorta di ‘bollino blu’ che le riconosca «imprese formative”