Home Personale Ammissioni GaE, il Tar non deciderà su ricorsi dei docenti

Ammissioni GaE, il Tar non deciderà su ricorsi dei docenti

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Il Tar Lazio non deciderà più sulle cause di migliaia di insegnanti che sperano di essere ammessi nelle GAE e poter, finalmente, ottenere l’agognato ruolo promesso con “La Buona Scuola”. Secondo un orientamento ormai profilatosi in maniera incontrovertibile negli ultimi due mesi, tutti i giudizi degli insegnanti che aspirano all’ammissione in GAE (dai diplomati magistrale, ai congelati, dai depennati sino ai laurea in SFP ed agli abilitati con PAS e TFA) devono essere decisi dai Giudici del Lavoro.

Un analoga posizione era stata assunta 3 anni fa dalla stessa Sezione allora composta da diversi magistrati rispetto ad oggi. Anche in quel caso gli avvocati Michele Bonetti e Santi Delia, da soli ed a difesa simbolica delle sole rappresentanti legali di Adida, proposero regolamento preventivo di giurisdizione innanzi alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione per dirimere tale contrasto e capire, una volta per tutte, a chi devono revolgersi migliaia di insegnanti per ottenere giustizia.

Quella sentenza, che anche la Cassazione comprese essere per noi una battaglia divenuta personale (la sentenza, erroneamente, indica “Michele Bonetti e Santi Delia” anch’essi come “precari storici della scuola”), stabilì che dovesse essere il Giudice Amministrativo a decidere. Oggi, dopo 2 anni dalla sentenza 16 dicembre 2013 n. 27991, il T.A.R. è tornato a dubitare della bontà di tale tesi e, stante il mutato quadro giurisprudenziale, a ritenersi privo di potere di decidere tali contenziosi. Sarà la Cassazione, pertanto, a dirimere, nuovamente, l’empasse.

Frattanto i nostri insegnanti non dovranno investire nuove risorse per continuare i giudizi innanzi al Giudice del Lavoro ma potranno attendere l’esito di tale percorso rimanendo in GAE in forza delle precedenti ordinanze cautelari.

Anche in ragione di ciò, per consentire quindi di avere pieni diritti dalle vittorie ottenute, sarà fondamentale la posizione del Consiglio di Stato sull’ottemperanza dei 3000 diplomati magistrali già in corso.