Home I lettori ci scrivono Anelito di pace. Il ruolo dell’educazione, della scuola, della politica

Anelito di pace. Il ruolo dell’educazione, della scuola, della politica

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“Posto che le guerre nascono nella mente degli uomini, proprio nella mente degli uomini debbono erigersi i baluardi della pace”. Così ha inizio il preambolo della Costituzione dell’Unesco nel testo sottoscritto a Londra il 16 novembre 1945, alla fine dell’ultima guerra mondiale.

Fino a qualche anno fa, mediante l’istruzione, la scienza, la cultura e la corretta comunicazione si sono portati a termine notevoli impegni e sono stati fatti enormi progressi per la pace e per il rispetto dei diritti umani, ma non sono stati presi adeguati provvedimenti per fermare la corsa agli armamenti e per avviare il disarmo in tutto il mondo.

Se ciò fosse avvenuto, oggi, le prospettive di pace sarebbero più lusinghiere. Nel tempo, concetti come pace, educazione, sviluppo non si sono arricchiti e non sono stati considerati come unica arma contro la subdola arma della violenza, della sopraffazione, della guerra.

Inoltre, l’abbandono dei grandi ideali hanno ridotto le responsabilità etiche e hanno favorito la diffusione di una cultura che fa fatica a favorire l’indipendenza di giudizio e non riesce ad affermarsi come strumento essenziale per la soluzione dei complessi problemi del nostro tempo.

Per creare un mondo in pace, occorre ripensare tutta la problematica dell’educazione, avvalersi di continui apporti educativi e formativi, dare occasione e stimolo a linee strategiche di largo respiro in grado di favorire creatività e indipendenza di giudizio.

Oggi si cerca la cosa sbagliata nel modo e nel posto sbagliato, alcune idee, che come una piovra dai mille tentacoli si infiltrano dappertutto, sono in odore di sospetto, in quanto, cercano lo scontro frontale, anziché cercare di saldare con il cemento intellettuale della cultura gli innumerevoli grani di saggezza disseminati ovunque.
La nostra età è profondamente inquinata da sospetti ideologici in ragione dei quali la domanda non è più se una tesi sia valida o meno, la domanda diventa: perché dice così? A chi serve? Qual è l’interesse retrostante?

In questo modo si riesce soltanto a mettere sotto accusa qualsiasi argomento senza argomenti. È ciò è un vero paradiso per la sotto-cultura, ma un autentico disastro per la cultura vera. E di sotto-cultura nel mondo non c’è davvero carenza. La cultura, invece, quella vera, è il il prodotto finito della ragione, il frutto del pensare ragionando.
Mentre la politica va a caccia di streghe e si impegna in crociate di alta futilità, i grossi problemi del mondo, mal capiti e male affrontati, vanno alla deriva.

La soluzione, dunque, non è la lotta, prendere per me quel che tolgo a te, o la protesta fine a se stessa, ma una scuola, una società, una politica non rivendicativa, una umanità non vendicativa, capace di fronteggiare concretamente le forze che si oppongono alla convivenza pacifica.
Non possiamo più attendere se vogliamo continuare a sperare. Le soluzioni ai problemi oscuri e inclementi del nostro tempo devono necessariamente avere una base educativa. Le risposte, oggi come ieri, ma oggi più di ieri, non stanno nella forza delle armi, ma nella forza del riarmo culturale.

Una società interessata, rabbiosa, ideologizzata, che soffre di vuoto, non può essere una buona società. Come i filosofi dell’Illuminismo, eredi delle idee chiare e distinte di Cartesio, non possiamo ignorare una responsabilità che ci riguarda tutti, ovvero, quella di costruire una pace solida all’insegna di giustizia e libertà.

Solo nella libertà si fonda il valore di ogni persona, solo la cultura può sgretolare le mura del potere e rivelare la parzialità di certe informazioni, l’esagerazione di certe notizie, la svalutazione o il silenzio di altre.
L’atmosfera del nostro tempo troppe volte è permeata da manifestazioni violente, da eccessi che ignorano la moderazione, dall’acclamazione di quanto va fuori proporzione, perché la misura non fa notizia, non dà successo e non fa storia.

Non possiamo, perciò, pretendere la pace se ciascuno di noi non è pacifico e pacificatore in casa propria e nel proprio ambiente.
L’istruzione e l’educazione devono, pertanto, costituire i grandi punti di convergenza delle diverse e contrapposte forze politiche.
Solo così sentiremo ugualmente compassione, solidarietà e amore per le donne, gli uomini, i bambini palestinesi, ebrei, russi, ucraini e del mondo intero.

Fernando Mazzeo