
“Un giorno…forse riuscirò a convivere con te. Non a farti sparire, ma a camminarti accanto. Come un’ombra che non fa più paura”.
È la frase finale del dialogo tra un diciottenne e l’Ansia, interpretato da uno studente del Liceo De Cosmi di Palermo e da una sua docente, la professoressa Marica Castello.
Proprio a Palermo, infatti – presso la sede dell’Ordine dei medici – è stato presentato ieri il libro “Vivi senza catene, strategie per governare l’ansia”, di Giusi Mannelli, edito da Ex Libris. La performance teatrale citata in apertura ha chiuso la presentazione, ma un’altra l’aveva aperta, questa volta a cura degli studenti di un altro liceo palermitano, il Danilo Dolci: “Cara e detestata Ansia, così opprimente e soffocante, trafiggi la mia anima nella parte più abissale…”.
Sì, perché l’autrice, psicologa e docente di scienze umane nei licei, ha tenuto che la presentazione fosse un vero e proprio evento-happening con in prima linea gli studenti di tutti i Licei delle scienze umane e linguistici statali del capoluogo siciliano che hanno partecipato alla stesura del saggio con le loro emozioni, disegni, ‘lettere aperte’ al mostro che avvelena le giornate e la vita di molti di loro, l’Ansia.
Mannelli lo dice chiaramente all’inizio de suo saggio: questo testo è il prodotto di un affascinante percorso di aiuto “guiding” realizzato ad hoc per ragazze e ragazzi con la loro collaborazione, cosicché da semplici fruitori si trasformano in protagonisti attivi del loro percorso di ispirazione e crescita in modo da trasformare il loro potenziale in desiderio di incrementare la propria autostima.
La carenza di autostima, dovuta a molteplici fattori, è terreno fertile per l’ansia, diventata negli ultimi tempi – soprattutto dopo la pandemia – una piaga mondiale: in Italia, ad esempio, da una consultazione pubblica tra circa 7.500 studenti della scuola secondaria promossa dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, emerge che il 51,4% dei ragazzi soffre in modo ricorrente di stati di ansia o tristezza prolungati. Il 49,8% lamenta un eccesso di stanchezza. Il 46,5% dichiara di provare nervosismo. E ancora: il 29% ha frequenti mal di testa e il 25,4% dichiara di non dormire bene.
Nel suo saggio, la psicologa – che in quanto docente è quotidianamente a contatto con gli adolescenti – propone alcune piste concrete per gestire l’ansia, nella consapevolezza, tuttavia, che per essere sostenuti adeguatamente è importante rivolgersi a professionisti competenti: si parte da considerazioni che potrebbero apparire scontate ma che stanno alla base di ogni percorso di liberazione dall’ansia, ad esempio promuovere uno stile di vita salutare in termini di sana alimentazione, attività fisica e cura del riposo e del sonno. Curare il proprio mondo sociale, ma quello in carne e ossa, allontanandosi il più possibile dai social e da tutto ciò che è virtuale e che allontana dalla realtà. E tanto altro ancora, che chi vorrà leggere il libro troverà di certo stimolante e utile.
Intervista all’autrice
Convinti come siamo che la scuola sia, paradossalmente, uno dei luoghi ‘produttori’ di ansia nei giovani, abbiamo chiesto il parere dell’autrice.
Professoressa Mannelli, il nostro sistema scolastico, pur non essendo fortemente competitivo come in altri Paesi, rischia di generare ansia tra i ragazzi perché non educa – o lo fa poco – all’insuccesso. Il fallimento di una prova, invece di essere percepita come un momento di riflessione e di crescita, diventa un peso insopportabile, una sconfitta senza appello. Cosa ne pensa?
Sì, è così. Più volte mi è capitato nella mia vita da docente di assistere a scene di vera e propria chiusura comunicativa da parte di colleghi che non riescono proprio a relazionarsi con i ragazzi. Ne parlo nel mio saggio, noi docenti dovremmo fare in modo di adottare un atteggiamento empatico e comprensivo verso tutti, in particolar modo verso chi si trova ad affrontare le sfide dell’ansia.
Tutto parte da lì, dalle competenze relazionali dell’adulto nei confronti degli studenti. Anche un brutto voto può essere comunicato in modo che non ferisca ma che apra la strada a un suo superamento
È vero, gentilezza e comprensione, critica empatica e costruttiva stanno alla base di un rapporto di stima e fiducia che si costruisce giorno dopo giorno nella relazione con l’altro. È proprio grazie alla stima e alla fiducia che un alunno può comprendere e accettare, se non addirittura essere riconoscente di fronte a un brutto voto ricevuto.