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Asilo obbligatorio, Carfagna contro Letta: idea sovietica e fuori dalla realtà, al Sud 6 madri su 10 non sono occupate

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Il meeting di Rimini, cui nella giornata del 24 agosto ha partecipato anche l’attuale presidente del Consiglio Mario Draghi, è ricco di sorprese per il mondo della scuola, dato che la didattica sembra essere al centro del dibattito delle forze politiche in vista delle elezioni del 25 settembre.

Si scaldano gli animi tra la ministra per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, entrata nella coalizione del Terzo Polo, in area Calenda (Azione) e il segretario del Pd, Enrico Letta, a seguito dell’ipotesi dell’asilo obbligatorio lanciata dal segretario Dem: “Un’idea sovietica, fuori da ogni realtà,” contesta la ministra, che dei livelli essenziali per le prestazioni degli asili nido ha fatto la sua principale battaglia politica, al fianco del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.

“Lo sa Enrico Letta che l’offerta di nidi e asili in molti Comuni del Sud non arriva al 15 per cento dei bambini residenti? continua la ministra – Lo sa che al Sud oltre il 60 per cento delle madri non è occupata né può esserlo per mancanza di asili? Torni nella realtà: la sola, colossale operazione in favore dei bambini e delle madri è quella pensata e realizzata con gli investimenti del Pnrr e con la definizione dei Livelli Essenziali di Prestazione“.

Livelli Essenziali di Prestazione

Ma quali sarebbero i livelli essenziali, quindi minimi, di prestazione? I numeri sono stati definiti già in sede di legge di bilancio. Poche ore dopo la chiusura della finanziaria, la ministra Carfagna, in conferenza stampa, aveva annunciato: “Tutti i Comuni dal nord al sud dovranno garantire e assicurare dei livelli minimi, che corrispondono a 33 posti ogni 100 bambini residenti“. Un intervento – spiega la ministra – che mira ad equiparare tutte le regioni del nostro Paese sul fronte dei servizi per l’infanzia riducendo quei divari territoriali che si accumulano da decenni.

“Sul tasso di copertura degli asili nido si va da punte anche del 33 o del 34% in alcune regioni del centro nord, per scendere ben sotto il 14% in alcune regioni del mezzogiorno”. L’obiettivo del 33% di posti garantiti diventa quindi obiettivo nazionale.