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Assenze per malattie: nella scuola l’effetto Brunetta sembra scemare

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I dipendenti della scuola sembrano tra i meno coinvolti nella “stretta” sulle malattie intrapresa nella scorsa estate dal ministro della Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, Renato Brunetta, attraverso l’applicazione dell’art. 71 della legge 133/2008 sul contenimento della spesa nelle Amministrazioni pubbliche: dopo il sensibile calo di giorni di assenza per motivi di salute, registrato nei primi mesi dell’anno scolastico, docenti ed Ata si sono gradualmente avvicinati agli standard degli anni passati.
A confermarlo sono i dati di marzo, resi pubblici prima dal Ministero della funzione pubblica e poi dal Miur. Ebbene, mentre in tutte le amministrazioni statali (escluse università e pubblica sicurezza) le assenze per malattia del personale hanno fatto registrare una riduzione complessiva del 35,9%, nella scuola quelle dei docenti sono diminuite del 13,3% e per il personale Ata ci si è fermati al 27,1%: la maggiore diminuzione di assenze è stata registrata nelle regioni del Nord-Est per il personale docente (- 16,3%) e nelle regioni del Mezzogiorno per il personale Ata (- 28,8%). In ogni caso se si sommano le due diverse tipologie di lavoratori del comparto istruzione si arriva al 20,2% di assenze. Conti alla mano si tratta di 15 punti percentuali in meno rispetto alla media degli altri settori pubblici. 
E se si guarda solo agli eventi di assenza superiori a 10 giorni la “forbice” si allarga: sempre rispetto al marzo 2008, per gli altri comparti pubblici, continuando ad escludere università e pubblica sicurezza, le malattie si riducono del 36,4%; nella scuola per i lunghi periodi si è registrato invece un calo del 7,4% per i docenti e del 9,5% per il personale Ata.
Il notevole scarto tra scuola e resto delle Pa può solo parzialmente giustificarsi con la collocazione, nel 2008, della pausa pasquale caduta proprio nel mese di marzo. Nell’istruzione, infatti, la flessione era presente anche nei mesi precedenti: già a gennaio le assenze per malattia avevano fatto registrare il 29,2% in meno rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Mentre ad ottobre 2008, quando era stato dato il via alle rilevazioni, la riduzione era stata del 39,4% (ben 10 punti percentuali in più). Un dato decisamente più in linea con le altre amministrazioni statali. 
Tanto che in quell’occasione il ministro della Pubblica amministrazione e dell’innovazione aveva parlato di un vero e proprio abbattimento delle assenze per malattia anche nella scuola. Una posizione peraltro confermata anche oggi dal ministro Gelmini alla luce dei dati di marzo: “questo – ha detto il responsabile del Miur riferendosi al calo di assenze del 13,3% per i docenti e del 27,1  per il personale Ata – è un risultato molto positivo realizzato grazie ai provvedimenti del governo e all’azione riformatrice del ministro Brunetta”.
Azione che, come noto, si basa sulle decurtazioni economiche sui primi dieci giorni di ogni evento di malattia. Decurtazioni che tra il personale scolastico non pesano più di tanto: variano, infatti, tra meno di due euro al giorno per i collaboratori scolastici all’inizio della carriera, ai circa otto-dieci euro, sempre per ogni giornata di malattia, per i docenti con maggiore anzianità di servizio. Ma sul numero ridotto di giornate non lavorate per motivi di salute avrebbe pesato, e nemmeno poco, anche l’estensione da quattro a undici ore al giorno delle fasce di reperibilità (dalle 8 alle 13 e dalle 14 alle 20)
Una norma, quest’ultima, mai digerita dai sindacati: la Gilda, a tal proposito, il mese scorso ha invitato i lavoratori della scuola a fare ricorso, anche alla luce dei “recenti orientamenti della giurisprudenza comunitaria” che considerano “tempo di lavoro tutto quello che il dipendente mette a disposizione del datore di lavoro”. Il sindacato di Di Meglio ha chiesto, in caso contrario, che gli vengano “pagate tutte le ore in più di lavoro passivo imposte con l’obbligo di reperibilità a casa”. E anche gli altri sindacati, in particolare Flc-Cgil e Uil Scuola, non sono stati teneri associando il provvedimento ad una sorta di “arresti domiciliari”. Con tanto di ora d’aria tra le 13 e le 14.