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Avvio della riforma: poche certezze, molta confusione

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Poche certezze e molta confusione dopo l’emanazione da parte del Ministro della circolare n. 62 e del decreto n. 61 relativi all’avvio della riforma nella scuola elementare.
Intanto non è chiaro se le scuole abbiano l’obbligo di aderire al Progetto nazionale di estensione dell’insegnamento della lingua inglese e dell’informatica nelle classi prime o se tale innovazione debba essere intesa come una facoltà.

Peraltro, soprattutto per la lingua inglese, sarà difficile per le scuole sottrarsi alle pressioni delle famiglie e del contesto ambientale anche perché lo stesso decreto 61 assicura alle scuole l’assegnazione di eventuali risorse aggiuntive per poter estendere a tutte le classi l’insegnamento dell’inglese.

Non è un caso, d’altronde, che su questo punto specifico le stesse organizzazioni sindacali abbiano espresso il loro apprezzamento (si calcola che l’operazione dovrebbe comportare l’assunzione di almeno un migliaio di docenti specializzati nella lingua inglese).

Ma su altri aspetti del Progetto nazionale di sperimentazione previsto dall’art. 1 del decreto la bagarre non manca.

Cislscuola, per esempio, ha già preannunciato un ricorso al Tar Lazio in quanto la circolare applicativa (la n. 62) consentirebbe alle istituzioni scolastiche di intervenire anche sugli assetti organizzativi della didattica, "e ciò – secondo la Cisl – palesemente in contrasto con quanto previsto dall’art. 1 comma 1 dello stesso D.M. n. 61".

Ma forse la Cislscuola trascura il fatto che, comunque, le norme ordinarie relative all’autonomia scolastica consentono di fatto ad ogni scuola di intervenire comunque sugli assetti organizzativi, anche senza l’autorizzazione del Ministro.

Cgiscuola prosegue per parte sua non solo a polemizzare contro il decreto 61 (definito dal segretario nazionale Enrico Panini "un decretino pieno di insidie") ma anche a contrastare con ogni mezzo l’intero progetto di riforma che ormai nel sito web del sindacato viene denominato da tempo "controriforma".

Ad aumentare il clima di incertezza si aggiunga poi anche il problema delle anticipazioni nella scuola dell’infanzia. Quando a gennaio furono fatte nelle scuole le preiscrizioni, vennero accolti anche i bambini nati nel mese di febbraio 2001; le famiglie furono informate che se fosse stato approvato l’avvio della riforma per il 2003/2004 i bambini avrebbero potuto iniziare a frequentare già da settembre, in caso contrario la frequenza sarebbe stata posticipata al compimento dei tre anni, come era ormai consuetudine da diversi anni.

Ma ora sembra valere quanto disposto dal Miur al momento delle iscrizioni: i bambini nati nel febbraio 2001 non possono essere iscritti, neppure in lista d’attesa. In questo senso si sono espresse alcune Direzione regionali, come per esempio quella del Piemonte.

E sulla questione interviene anche l’Associazione nazionale dei Comuni Italiani che in un comunicato di pochi giorni fa si mostra preoccupata per una possibile riapertura delle iscrizioni nelle scuole dell’infanzia.