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Azzolina, è realistico il rientro a scuola il 7 gennaio: non dobbiamo perdere neanche un’ora di istruzione

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La scuola a settembre e ottobre ha funzionato molto bene, anche nelle scuole secondarie di II grado. Ma quando la curva dei contagi è cresciuta brutalmente e siamo stati sottoposti tutti, non soltanto l’Italia, alla seconda ondata le ASL sono andate in affanno, non ce l’hanno fatta, in parte il tracciamento è venuto a mancare, quel tracciamento che è fondamentale nelle scuole. E quindi si è chiesto un sacrificio anche alle scuole, in particolare alle scuole superiori”.

Così ha detto la Ministra Azzolina, intervistata da Lucia Annunziata su Rai 3.

“Il Governo è molto unito sul fatto che il 7 si debba aprire. Abbiamo fatto una riunione con le Regioni, ci aggiorneremo domani o dopodomani. Siamo tutti i Ministri coinvolti, io, la Ministra De Micheli, il Ministro Speranza, il Ministro Boccia, anche la Ministra Lamorgese che ci ha dato una grande mano con il lavoro dei prefetti, tutti uniti e compatti che il 7 si debba tornare a scuola”.

Riguardo alle responsabilità dei giovani, la Ministra ha aggiunto: “Non si può in Italia sempre parlar male dei nostri giovani. I miei studenti sono quelli che hanno imparato più velocemente possibile le regole, perché la scuola è anche una grande comunità di educazione civica.”

Lucia Annunziata ha poi osservato che il 7 è una data uscita prima che ci fosse la decisione di un lockdown. È il giorno immediatamente successivo a due giorni rossi ed è per di più un giovedì. Inoltre, mancherebbero qualcosa come 20 mila professori che sono andati in vacanza e debbono tornare, bloccati prima dal lockdown. Ci sono dichiarazioni di Presidi che affermano di non essere pronti. È realistico pensare che il 7 si possa riaprire?

La Ministra ha così risposto: “È molto realistico, perché già a settembre e ottobre le scuole funzionavano, che sia un giovedì non è importante, qui nemmeno un’ora dobbiamo perdere di istruzione, che è il motore del paese. Questo è un problema culturale. Riaprire le scuole il 7 gennaio può anche rappresentare una sfida culturale. Se io le dicessi: “è un giovedì e quindi il negozio può restare chiuso perché è un giovedì che cosa mi risponderebbe? No, perché alla fine della giornata mancherà un incasso”. Anche la scuola ha il suo incasso, solo che non lo si vede nell’immediato. Se noi lasciamo a casa i nostri studenti, a fare solo didattica a distanza, è il Paese che un giorno perderà competenze. La scuola è anche motore di sviluppo economico. Io mi rendo conto che sia difficile comprendere questo concetto in Italia, perché la scuola è stata molto bistrattata nel passato, forse trattata un po’ come il bancomat del Paese. Oggi stiamo provando a investire sulla scuola, perché deve ritrovare quella centralità. In altri Paesi non ci si pone il problema se le scuole devono restare aperte o chiuse. In Italia il problema lo si è posto, perché c’è anche un problema culturale.”