Home Personale Bonus merito, un documento per dire no

Bonus merito, un documento per dire no

CONDIVIDI

Riceviamo e pubblichiamo un documento redatto da 26 insegnanti dell’istituto compresivo “I. Silone”, di Luco dei Marsi (Aq),

in cui si eplicita la volontà di rinunciare al bonus merito riservato ai docenti.

 

Al Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo

I. Silone” di Luco dei Marsi

e p.c.

alle OO SS del territorio

 

Oggetto: Legge 107, 13 Luglio 2015-Art. 1, comma 126, istituzione fondo per “il merito del personale Docente”.

Ventisei insegnanti dell’ Istituto Comprensivo “I. Silone”, di Luco dei Marsi (Aq)

considerato che

– la L. 107/2015, art. 1, comma 126, istituisce un apposito fondo presso il Miur per valorizzare la professionalità docente, attraverso l’assegnazione di una somma definita “bonus di merito”;

– il sistema di valutazione e valorizzazione del merito del personale docente, così come previsto dalla L. 107, comporta un aumento della competizione individuale tra i docenti, mentre al contrario, una scuola di qualità ha bisogno di effettiva collaborazione e collegialità;

– tale premialità considera lavoratori di serie B i precari, che prestano regolarmente la loro opera nella scuola pubblica e concorrono all’assolvimento del diritto all’istruzione;

– tale sistema di valutazione non risulta oggettivo perché non essendo in grado di misurare la qualità del lavoro svolto con gli alunni tende a valutare l’impegno in orario extra, che dovrebbe essere retribuito in modo adeguato già dal FIS, cosa che non è, viste le riduzioni del fondo negli ultimi anni;

-se le risorse fossero arrivate alle Scuole in base ai risultati attesi, conseguiti e certificati saremmo arrivati al riconoscimento del lavoro e del merito degli insegnanti riscoprendo che nella collegialità i contributi individuali sono fondamentali e irripetibili;

– l’art. 36 della Costituzione, 1° comma recita “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro, in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”, mentre il CCNL è bloccato dal 2006/2009;

tenuto conto che

– le retribuzioni della Scuola risultano palesemente inadeguate rispetto a ruoli, responsabilità, lavori svolti, ben lontane dalle medie europee e internazionali … il “bonus” viene utilizzato per scavalcare e accantonare ciò, scaricando sui DS incombenze e responsabilità, oltre che burocrazia, facendole passare per “maggiori poteri”, a costo zero;

considerato che

– con la L.107 la Scuola potrebbe avviarsi verso una realtà gerarchizzata, con una didattica appiattita su percorsi capaci di far apparire come qualità quello che in realtà è solo quantità, che la didattica potrebbe venire distorta e dirottata verso attività apprezzabili all’esterno, a discapito dell’apprendimento degli alunni, che il “bonus” potrebbe spingere insegnanti ad allargare le maglie della valutazione per far credere il proprio operato superiore a quello degli altri;

– la parola “premio” racchiude in sé un significato implicito e mediatico: premiare intende e implica riconoscere qualcosa in più del normale e del dovuto, e l’immagine dei docenti non premiati subirebbe un pesante vulnus agli occhi delle famiglie;

 

visto che

 

– il beneficio ha carattere aggiuntivo alla retribuzione stipendiale e ha natura accessoria, in aperto disaccordo con il CCNL, tutt’oggi in vigore;

– i criteri a cui attenersi sono arrivati a conclusione dell’anno scolastico, mentre in nessuna “competizione” le regole vengono stabilite a termine della stessa;

– tale beneficio viene percepito come un tentativo di frantumare la categoria mettendo gli uni contro gli altri, “svilendo” la collegialità e minando la collaborazione;

– il Governo non vuole discutere, infatti non vi sono interlocutori disposti all’ascolto;

– il Sindacato, in questo momento storico, non riesce a rappresentare il volere dei lavoratori della Scuola;

le soluzioni spesso pasticciate proposte dal Governo rendono irrealizzabile un progetto chiamato “Buona Scuola”;

 

non intendono

 

  • accettare acriticamente e passivamente, quello che il legislatore ha scritto, in quanto questo vorrebbe dire rinunciare a rivendicare il GIUSTO dovuto,

  • subire il “non a tutti, ma neanche a pochi” come condizione d’obbligo ovunque (espressione infelice dell’estensore della circolare ministeriale …),

 

  • subire un aggravio di lavoro e di tempo trascorso a scuola, con impegni, ruoli, attività aggiuntive a costi irrisori e mortificanti,

  • trattare il processo insegnamento-apprendimento come una merce.

 

ed esprimono con la presente la loro contrarietà rispetto ad una premialità che risponde a meccanismi con vizi di illegittimità contrattuale.

 

Luco dei Marsi, 28 Giugno 2016