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Brunetta pronto a rivedere la sua legge sui controlli in caso di malattia

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L’apertura del Governo ai sindacati e alle indicazioni espresse nei giorni scorsi dalla commissione Cultura della Camera e dalle Regioni, contrarie al dimensionamento degli istituti attraverso l’elevazione del numero minimo di alunni e studenti, sembrano aver ‘contagiato’ anche il Ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta: dopo aver espressamente dichiarato in estate guerra ai non pochi  ‘fannulloni’ della pubblica amministrazione introducendo, attraverso apposito decreto, decurtazioni sulla parte accessoria del salario in caso di malattia e triplicando quasi la fascia oraria delle visite fiscali a domicilio, Brunetta sembra voler ammorbidire il tiro dei suoi provvedimenti. Ad iniziare dall’obbligo da parte del dirigenti di contattare la Asl per effettuare il controllo medico. Per non parlare dell’allargamento della reperibilità in caso di malattia, diventata per molti una vera e propria condanna a rimanere per tutto il giorno nelle mura domestiche con una sola ‘ora d’aria’ tra le 13 e le 14. Non è detto, infatti, che il disagio fisico sia sempre compatibile con lo stare a casa. E se un lavoratore vive solo? Come fa in una sola ora a recarsi dal medico, acquistare le medicine e fare la spesa?
In questi mesi le polemiche per il provvedimento di estensione della fascia oraria si sono accavallate. Al punto, probabilmente, da far rivedere al Ministro il suo iniziale progetto. A rivelare l’intendimento, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi dei sindacati con il Sottosegretario Gianni Letta, i ministri Tremonti e Gelmini e il Presidente della commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea, è stato il leader della Uil Scuola Massimo Di Menna: secondo quanto riferito alle agenzie dal sindacalista, Brunetta starebbe infatti studiando “nuove modalità” sui controlli fiscali per i giorni di malattia dei dipendenti pubblici e, allo stesso tempo, il Ministro sarebbe anche “pronto a rivedere” il loro attuale svolgimento. Ed anche lo Snals conferma la notizia parlando di volontà, sempre da parte di Brunetta, di “ridefinire la normativa relativa alle assenze dal servizio per la malattia in tutti i suoi aspetti uniformandola tra pubblico e privato”.
Decisive sarebbero state, nel prendere questa decisione, proprio le critiche espresse dai sindacati. Ma a far tornare il Ministro della funzione pubblica sui suoi passi, a proposito del rigido dl iniziale, potrebbero essere state anche delle motivazioni di carattere puramente economico. L’obbligo della visita medica da disporre, tramite la Asl di appartenenza del lavoratore malato, starebbe producendo non pochi scompensi alle già ridotte casse ordinarie degli istituti scolastici. Un esempio? A Milano nei mesi di settembre a ottobre le visite fiscali disposte per i lavoratori della scuola sarebbero state 4.246: quasi il doppio rispetto alle 2.248 del 2007. E dati simili arrivano praticamente da tutte le province d’Italia (tranne Napoli dove ci si ammala come prima). Forse Brunetta ha scoperto solo ora che una visita medica (anche quando il dipendente è uscito) costa alla scuola non meno di 20 euro e che la maggior parte delle malattie durano non oltre due giorni (per un ‘guadagno’ per l’azienda-scuola quindi mediamente inferiore).
E in tempi di ‘magra’ come questi non si possono fare certi errori di valutazione. Sempre che non si voglia attendere che l’epidemia influenzale cominci ad avere i suoi effetti: con docenti ed Ata costretti a stare a casa anche una settimana (con conseguenti decurtazione in busta paga più pesanti perché moltiplicate per più giorni) l’erario potrebbe finalmente sorridere. Assieme al Ministro.