
Il bullismo continua a rappresentare una delle principali sfide educative della scuola italiana. A confermarlo sono i dati Istat relativi al 2023, presentati in un evento ufficiale a cui ha preso parte anche il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Un’occasione per fare il punto sulle strategie attivate dal governo per contrastare il fenomeno, che sempre più spesso assume le forme insidiose del cyberbullismo.
“Abbiamo messo al centro della scuola la cultura del rispetto”, ha dichiarato Valditara, sottolineando come il tema sia stato rilanciato anche all’ultima maturità con una traccia d’esame molto scelta dagli studenti. Un segnale incoraggiante, secondo il ministro: “C’è una consapevolezza diffusa da parte dei giovani. Intervenire in questo contesto è più stimolante e semplice”.
Le misure adottate sono numerose e si articolano su più livelli. A partire dalle nuove linee guida per l’educazione civica, che trattano in modo trasversale il rispetto e la prevenzione delle violenze. A queste si aggiungono le nuove indicazioni nazionali, in via di approvazione, che ribadiscono “la centralità della persona” e la necessità di educare alle relazioni.
Il ministro ha anche fornito dati incoraggianti: “Il 96,7% delle scuole superiori ha avviato percorsi di educazione al rispetto della donna. E quasi il 70% dei docenti ha rilevato un cambiamento positivo nei comportamenti degli studenti”.
Altri strumenti adottati includono le attività di “cittadinanza solidale” e il nuovo approccio alle sospensioni, che prevedono obblighi formativi anziché l’allontanamento passivo. Non mancano misure punitive come la responsabilità civile dei genitori per gli atti compiuti dai figli e iniziative legislative per limitare l’uso dei social sotto i 15 anni.
Valditara ha poi ricordato il valore della personalizzazione dell’insegnamento con il docente tutor, l’importanza della formazione dei docenti e il ruolo del peer tutoring: “Uno strumento straordinariamente efficace per coinvolgere i ragazzi in modo attivo e consapevole”.
Infine, l’annuncio di 2 milioni di euro destinati alle scuole per progetti anti-cyberbullismo e la raccolta di 420 buone pratiche da condividere a livello nazionale. “Non si è mai fatto così tanto per combattere il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo come in questi due anni di governo Meloni”, ha concluso il ministro.
Il discorso integrale del ministro
In modo serio e determinato affrontiamo il tema del bullismo. È per questo che noi abbiamo messo al centro della scuola la cultura del rispetto. Non è un caso che abbiamo proposto ai giovani, in occasione dell’ultimo esame di stato, della prova scritta, una traccia legata proprio al tema del rispetto e mi fa molto, molto piacere che questa traccia sia stata non solo la più gettonata dagli studenti, ma con percentuali veramente molto alte, normalmente non così alte negli anni passati per la prova più gettonata, più scelta. Questo vuol dire che i giovani si rendono conto dell’importanza, della drammaticità del problema, che c’è una sensibilità diffusa nell’affrontarlo, una consapevolezza da parte, innanzitutto, dei giovani. E, capite, agire, intervenire con una consapevolezza così diffusa è certamente più incoraggiante, più stimolante e più semplice.
Abbiamo pertanto, innanzitutto, nelle nuove linee guida sull’educazione civica, che sono entrate in vigore a settembre dello scorso anno, messo proprio il tema della cultura del rispetto e della lotta contro bullismo e cyberbullismo come tema prioritario. Queste linee guida sull’educazione civica, che, non dimentichiamolo mai, non si esauriscono nelle famose 33 ore, ma essendo interdisciplinari, vanno a innervare il contenuto di tutti i programmi in modo molto trasversale. Non accontentandoci di questo, abbiamo inserito il tema del rispetto e quindi la centralità della persona, il valore della persona a 360°, nelle nuove Indicazioni Nazionali, i cosiddetti programmi scolastici, che fra alcuni giorni dovrebbero essere approvati in via definitiva. Quindi, il tema del rispetto, il tema del contrasto nei confronti di ogni forma di violenza che aggredisca la persona e quindi nei confronti di ogni forma di bullismo e cyberbullismo, è un tema che ci sta particolarmente a cuore. Voglio subito aggiungere, vi do un dato che può essere interessante per molti di voi, che è un dato che ci arriva direttamente dalle scuole.
Il Ministero ha chiesto a tutte le scuole superiori italiane se hanno avviato, in conformità con le nuove linee guida sull’educazione civica, dei corsi di educazione al rispetto, educazione alle relazioni, in particolare nei confronti della donna, educazione al rispetto della donna, perché il bullismo ovviamente ha tante facce, tante forme. I risultati per quanto riguarda questo specifico tema, cioè l’educazione al rispetto verso la donna e l’educazione a relazioni corrette, sono stati molto incoraggianti. Hanno risposto quasi l’87% delle scuole italiane, il che non significa che l’altro 13% non abbia avviato questi corsi, nel senso che queste hanno risposto e ben il 96,7%, cioè la quasi totalità delle scuole, ha avviato percorsi di educazione al rispetto nei confronti della donna e educazione alle relazioni. Devo dire che in alcune regioni, in particolare nel Mezzogiorno, le percentuali sono state quasi del 100%. E devo anche aggiungere, contrariamente a quanto qualcuno sostiene, che si tratta nella stragrande maggioranza, nella quasi totalità, di interventi di natura curricolare, quindi non extracurricolare, obbligatori curricolari. Ma il dato più interessante è che per quanto riguarda la modifica, i cambiamenti nel comportamento verificati dai docenti, verificati dalle scuole dopo queste attività, bene, quasi il 70% dei ragazzi ha dimostrato un netto cambiamento positivo nelle relazioni, nei comportamenti. Quindi, un successo, credo, assolutamente molto, molto significativo. Devo dire che ovviamente non si esaurisce soltanto all’educazione al rispetto e quindi al contrasto nei confronti di qualsiasi forma di violenza, di prevaricazione e quindi nei confronti del bullismo, del cyberbullismo, l’azione del governo, ma si è estesa a tutta un’altra serie di interventi.
Ben noto l’intervento sulla condotta, ben noto l’intervento sulle attività di cittadinanza solidale e voglio aggiungervi subito da questo punto di vista che il Consiglio di Stato ha appena dato parere positivo sui regolamenti che quindi entreranno in vigore da settembre del prossimo anno scolastico.
Le norme che non sono ancora entrate in vigore, quelle che mancavano, riguardano, in particolare, il cambiamento nell’Istituto delle sospensioni. Prima significava starsene a casa, adesso significa più scuola o eventualmente l’obbligo di attività di cittadinanza solidale nei confronti del bullo. Questo è un intervento che ritengo sia particolarmente importante anche alla luce di alcune testimonianze. Sono andato a visitare il centro di recupero di molti giovani, organizzato da don Luigi Merola a Napoli, un centro veramente straordinario, e lui mi testimoniava come avesse proprio anticipato queste attività, tra virgolette, di cittadinanza solidale e mi diceva: “Ministro, vada avanti perché è la strada giusta. Io con questi metodi ho recuperato tantissimi giovani che prima erano invece giovani, come dire, coinvolti in attività che vanno ben oltre persino il bullismo”.
Poi c’è tutto il tema della personalizzazione e della valorizzazione di talenti, perché sono profondamente convinto che c’è la pars destruens, chiamiamola così, insomma, anche se in modo un po’ improprio, cioè la parte di contrasto, ma c’è anche la pars construens, cioè la parte, diciamo, che mira a favorire la costruzione di una personalità matura, di una personalità piena che realizza i propri talenti. Perché se il giovane è soddisfatto di se stesso, se il giovane riesce a soddisfare appieno i propri talenti, probabilmente avrà anche meno, tra virgolette, spinte ad avere comportamenti devianti, comportamenti aggressivi. E allora c’è tutto il tema del docente tutor, il tema del docente orientatore, il tema della personalizzazione per far sì che i talenti di ciascun ragazzo possano essere valorizzati, che ciascun ragazzo possa vedere la bellezza che ha dentro di sé ed essere orgoglioso della bellezza che ha dentro di sé. Questo credo che sia un cambiamento molto, molto importante, così come anche una scuola che valorizzi sempre di più la maturità, la maturazione, il percorso di crescita. A breve noi affronteremo anche questo tema: il cambiamento del nome, che non sarà solo un cambiamento nominalistico, ma anche di contenuto, dell’esame di stato. Perché ritornare all’esame di maturità?
Perché dobbiamo cercare di capire, di cogliere. Il giovane deve dimostrare anche che cosa ha saputo raccogliere, che cosa ha saputo imparare in quel percorso complessivo di scuola, di formazione e di crescita anche umana. Non dimentichiamoci che la scuola non è più soltanto istruzione, ma è anche, come già dicevano i costituenti, sempre in ausilio della famiglia, a completamento della famiglia. Qui ci sono delle pagine molto belle in Assemblea Costituente di vari costituenti, di tante diverse estrazioni politiche, e sottolineano come la scuola abbia anche una competenza educativa importante di supplenza laddove la famiglia non riesca ad arrivare, e di completamento dell’educazione familiare. E allora, siccome la scuola è istruzione ma anche educazione, è chiaro che noi dobbiamo anche verificare il grado di maturazione complessivo. Ho detto: non basta soltanto conoscere i logaritmi; bisogna anche capire se la persona è maturata a 360°, proprio perché al centro c’è sempre la persona.
Poi ci sono tante iniziative; è già stato citato l’intervento, lo schema di decreto legislativo che attribuisce all’istituto alcune competenze, fra l’altro, che serve a rendere noto alle famiglie quello che molti genitori purtroppo non sanno, e cioè che ai sensi dell’articolo 2048 del codice civile rispondono per gli atti compiuti dai figli minori e quindi rispondono anche di quegli atti di bullismo, in particolare di cyberbullismo, che possano provocare danni psicologici nei confronti di altri compagni, persino insegnanti volendo. Poi c’è tutto il tema delle campagne informative, c’è il tema del potenziamento del numero pubblico 114 dell’emergenza infanzia. C’è il tema del tavolo tecnico che abbiamo costituito, un tavolo tecnico composto da tanti esperti e che ha una pluralità di funzioni, fra queste, non soltanto quello di, ovviamente, riconoscere e saper affrontare il tema del bullismo, ma anche della formazione del mondo adulto, perché dobbiamo anche formare i genitori, della rieducazione degli autori di bullismo, quindi trovare i percorsi rieducativi più appropriati, di individuare modelli di comunicazione efficace e positiva, di rilevamento, analisi, monitoraggio, di buone pratiche.
E qui vi do un altro dato particolarmente importante, particolarmente interessante. Pensate che abbiamo lanciato alla scuola italiana una sfida: “Fateci conoscere le migliori pratiche che avete avviato di contrasto nei confronti del bullismo e del cyberbullismo, perché poi vogliamo condividere con tutta la scuola italiana queste migliori pratiche”. Bene, ci sono arrivati già 420 progetti, li selezioneremo e poi li confronteremo, li pubblicheremo per tutta la scuola italiana in modo che queste buone pratiche possano diventare degli esempi positivi. Ci sono, voglio ricordare, anche i 2 milioni di euro che abbiamo già provveduto a distribuire alle scuole entro determinati criteri per il fondo permanente per il contrasto al fenomeno del cyberbullismo in particolare, così come anche, voglio ricordare, il progetto di Indire per la formazione degli insegnanti, per educare al rispetto e alle relazioni, per coinvolgere gli studenti in quel peer tutoring che, secondo me, è fondamentale. Lo testimoniano tante analisi, tante indagini, tante ricerche: cioè, i ragazzi che si mettono in gioco testimoniano le loro esperienze negative e positive, assumendosi nei confronti del compagno le loro responsabilità. Allora, capite che questo peer tutoring è uno strumento straordinariamente efficace dove il docente deve svolgere le funzioni del mediatore, deve saper tirar fuori, un po’ come la maieutica socratica. Però il docente deve essere anche formato e quindi abbiamo avviato, con Indire, un percorso di formazione di docenti per saper affrontare tutte queste tematiche.
Il cellulare stimola anche l’aggressività, è noto, tante ricerche lo stanno dimostrando e quindi una pausa al cellulare, un uso più corretto ed equilibrato del cellulare significa anche affrontare questo problema di aggressività crescente. E poi l’altro, ma qua c’è un disegno di legge che giace in Parlamento e che va nella direzione, a mio avviso, giusta, limitare ai minori di 15 anni l’utilizzo dei social, perché sappiamo quanto i social siano purtroppo una delle cause dell’aumento dei fenomeni di bullismo, non a caso per una parte legata ai social, definito cyberbullismo. Queste sono alcune delle iniziative che riguardano direttamente il Ministero di mia competenza, ma credo che non si sia mai fatto così tanto per combattere il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo come in questi 2 anni di governo Meloni.