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Cambio di guardia al Ministero dell’Istruzione con il “Mattarella bis”? Se ne parla, ma è poco probabile

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Non sono ancora trascorse 24 ore dalla rielezione di Sergio Mattarella alla massima carica dello Stato è già si è aperto il dibattito sulla tenuta del Governo.
Dibattito, per la verità, alimentato anche da alcune notizie di stampa che fanno pensare quanto meno ad un “rimpasto” più o meno esteso.
Il leghista Giorgetti, per esempio, ha già fatto sapere di avere intenzione di lasciare il suo incarico di Ministro dello sviluppo economico a meno che non si faccia una messa a punto dell’esecutivo; e che dire, poi, del botta e risposta fra Giuseppe Conte Luigi Di Maio?
Insomma, le acque non sono tempestose ma neppure tranquille.

Previsioni incerte per il futuro del Ministero dell’Istruzione

Difficile dire, a questo punto, cosa potrebbe accadere a Viale Trastevere, sede del Ministero dell’Istruzione.
Certo è che anche in questo caso le sortite del sottosegretario della Lega Rossano Sasso che non perde occasione per mettere in discussione questa o quella decisione del Ministro non servono certamente a rasserenare gli animi.
Difficile dire però se tutto questo provocherà cambiamenti negli assetti del Ministero dell’Istruzione.

Ci sono ragioni a favore, ma anche motivi contrari.
Un eventuale cambio di guardia potrebbe essere una risposta ai malumori e alle proteste per una gestione della emergenza Covid nella scuola che non è stata sempre efficace (peraltro c’è da chiedersi in tutta onestà se con un altro Ministro le cose sarebbero andate o andrebbero tanto meglio).

I motivi che sconsigliano il cambio di guardia

Ma c’è anche più di un motivo contrario.
Innanzitutto c’è il fatto che proprio nelle prossime settimane si apre il tavolo di confronto per il rinnovo del CCNL e un diverso assetto del Ministero potrebbe rallentare ulteriormente l’operazione.
Senza dimentica che a partire da febbraio si inizierà anche a mettere a punto il programma delle riforme previste dal PNRR.
Anche in questo caso un ritardo sarebbe pericoloso e difficile da comprendere per i vertici dell’Unione europea.
Per la verità un quinto Ministro dell’istruzione nel corso della stessa legislatura (dal 2018 ad oggi si sono succeduti Bussetti, Fioramonti, Azzolina e Bianchi) rappresenterebbe un vero e proprio record che non farebbe il bene della scuola che avrebbe invece bisogno di stabilità e continuità.