Home Attualità Carfagna (Noi moderati) presenta un emendamento sul Consenso informato

Carfagna (Noi moderati) presenta un emendamento sul Consenso informato

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Mara Carfagna, già di Forza Italia e già ministra a 33 anni, ora tra i banchi di Noi Moderati di cui è segretaria nazionale, nel corso di una intervista al “Domani”, dichiara:   “La scuola deve essere il primo presidio educativo” e non n luogo di censura familiare, per cui, relativamente all’educazione affettiva, chiarisce: “Ero e resto favorevole. Ma va riempita di contenuti, non di slogan”.

Nello specifico, avendo presentato un emendamento sul Consenso informato, con cui si dà alle famiglie il diritto di consentire o meno ai figli di seguire le lezioni di educazione sessuale a scuola, ne spiega il senso: “L’obiettivo dell’emendamento è esattamente il contrario. Posto che il ministero dell’Istruzione intende subordinare al consenso famigliare la partecipazione degli studenti a spazi di educazione sessuale, la priorità è evitare che si faccia di tutt’erba un fascio. Quel consenso obbligatorio non può essere esteso al tema della violenza sule donne, al rispetto della parità, al rifiuto del bullismo omofobo e misogino, tutti argomenti che la scuola ha il dovere di trattare, a prescindere da come la pensino i genitori. Perché una coppia di estremisti religiosi, ad esempio, potrebbe vietare ai figli di partecipare ad attività che ribadiscano i diritti di libertà delle donne. È inammissibile, dobbiamo evitarlo, ed è il senso del mio emendamento. In ogni caso sono assolutamente disponibile alla riformulazione, in modo da evitare ogni possibile tipo di fraintendimento”.

E poi continua:  “Sono preoccupata della violenza contro le donne che cresce, anche tra i giovanissimi. E sono convinta che la scuola sia il primo presidio educativo che dobbiamo usare per fermarla. Anche per questo ho agito per specificare che i corsi antiviolenza non possono rientrare nella sfera del consenso obbligatorio dei genitori. Un padre che magari picchia sua moglie non ha il diritto di vietare alle figlie e ai figli di capire la gravità dei comportamenti che in casa sono giudicati “normali”.

E dunque, dichiara ancora Carfagna, di non essere assolutamente contraria all’educazione affettiva, anzi, “sono sempre stata favorevole. Ricordo che con la collega Mariastella Gelmini sottoscrivemmo nel 2009, da ministre per le Pari opportunità e dell’Istruzione, un protocollo d’intesa che ci consentì di entrare nelle scuole italiane per trasformarle in palestre di tolleranza, dove educare al rispetto, dove spiegare perché la violenza è sempre sbagliata. Qualsiasi forma di violenza: quella contro le donne, quella razzista, quella omofobica, il bullismo. Ero e resto quindi favorevole all’educazione affettiva nelle scuole, ma è un tema che va riempito di contenuti, non basta enunciare il titolo: educazione al rispetto dell’altro, educazione alla libertà, educazione alla gestione dei sentimenti. C’è bisogno di introdurre sin dalle prime classi corsi obbligatori con un corpo docente adeguatamente formato, di promuovere momenti di confronto e di dibattito, iniziative di sensibilizzazione, informazione e formazione, rivolte non solo agli studenti ma anche alle famiglie, così da contrastare pregiudizi, discriminazione e violenza basati sull’identità di genere e sull’orientamento sessuale. Questo è un modo per avviare quel profondo cambiamento culturale necessario per iniziare a cambiare le cose”.

E a proposito di un’Italia sempre più violenta verso le persone Lgbtq, commenta: “Serve un’azione culturale a tutto campo che stigmatizzi bullismo, prepotenza, sopraffazione nei confronti di qualsiasi minoranza, che riabiliti il dettato costituzionale su uguaglianza e parità, che cambi il linguaggio. Non si tratta di “buonismo” ma di necessaria prevenzione di un virus che può uccidere la democrazia: la legge del più forte come sistema di regolazione dei rapporti personali e sociali”.