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Carichi di lavoro, richieste emotive e burocrazia: i fattori di stress dei dirigenti scolastici

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Secondo l’indagine condotta dall’ANP e dall’Università LUMSA sui livelli di stress e benessere dei dirigenti scolastici italiani, emergono diversi fattori principali percepiti come fonte di stress e malessere.

I risultati della ricerca, che ha coinvolto 1.798 dirigenti scolastici, evidenziano una situazione allarmante e confermano che la professione è sottoposta a pressioni straordinarie.

I principali fattori di stress e malessere percepiti dai dirigenti scolastici, emersi sia dalla fase quantitativa che da quella qualitativa dello studio, sono i seguenti.

Carichi di lavoro eccessivi e ritmi insostenibili

Quasi l’85% dei dirigenti dichiara che il proprio lavoro è distribuito in modo così irregolare da accumularsi, e oltre l’80% afferma di non avere tempo per completare tutte le mansioni. Circa il 90% dichiara di lavorare a un ritmo molto elevato durante il giorno. Questi numeri superano significativamente il cut-off che indica una condizione di rischio professionale, suggerendo un sovraccarico lavorativo cronico. Il carico burocratico e amministrativo, spesso accentuato da progetti complessi come quelli legati al PNRR e scadenze ravvicinate, sottrae energie preziose alla leadership educativa e didattica. La difficoltà di “staccare” dal lavoro, anche a causa di scadenze continue, incide pesantemente sul benessere ed è classificata come un fattore di forte impatto.

Richieste cognitive ed emotive elevate

Richieste cognitive: La quasi totalità dei dirigenti (99%) dichiara di dover tenere sotto controllo molte cose contemporaneamente e di dover prendere decisioni difficili con regolarità. Questo elemento da solo basterebbe a classificare la professione come ad alto rischio di stress.

Richieste emotive: Oltre il 90% dei dirigenti dichiara di trovarsi in situazioni che generano disagio emotivo e di svolgere un lavoro emotivamente impegnativo. Il 60% afferma di dover mascherare le proprie emozioni e l’87% di dover mostrare gentilezza verso tutti. La gestione dei conflitti, sia interni (tra docenti, personale amministrativo) che esterni (con famiglie, enti), ricade interamente sulla mediazione del dirigente, esponendolo a un elevato carico emotivo raramente riconosciuto. Un dirigente del Nord ha riportato: “Non si tratta solo di responsabilità: devo assorbire le tensioni emotive di docenti, famiglie, studenti, e spesso non c’è alcun supporto a livello istituzionale”.

Senso di isolamento gestionale e mancanza di supporto

Numerosi dirigenti avvertono di dover sostenere, in sostanziale solitudine, la responsabilità dell’intera organizzazione, senza adeguato supporto dal personale amministrativo o dagli uffici ministeriali. La carenza di personale qualificato (amministrativo e ATA) contribuisce significativamente al sovraccarico emotivo ed è percepita come una delle principali cause di stress.

Ambiguità normativa e mancanza di chiarezza del ruolo

Vi è un crescente disagio legato all’ambiguità normativa che caratterizza il profilo professionale, sempre più diviso tra funzioni educative e competenze manageriali, senza delimitazioni chiare. Tale indeterminatezza genera spesso un senso di inefficacia e frustrazione. Il ruolo poco definito, con “confini sfumati” tra compiti amministrativi e responsabilità didattico-pedagogiche, genera ulteriore confusione.

Mancanza di riconoscimento istituzionale ed economico

Il riconoscimento istituzionale ed economico non è percepito come proporzionato all’ampiezza delle responsabilità assunte. La mancanza di riconoscimento economico e istituzionale incide sul senso di autoefficacia.

Scadenze e comunicazioni “last minute”

Un aspetto preoccupante è l’imprevedibilità delle informazioni ricevute dall’amministrazione. Le scadenze e le comunicazioni che arrivano all’ultimo momento rappresentano una fonte costante di tensione e rendono impossibile una pianificazione efficace. Un dirigente del Nord ha commentato: “Se c’è una proroga, di solito arriva il giorno della scadenza: ormai il lavoro è stato fatto nel panico”. Questa modalità operativa contribuisce all’impossibilità di separare adeguatamente tempi professionali e personali. La mancata previsione delle tempistiche di attuazione normativa è indicata come una delle principali cause di stress.

Livelli allarmanti: le dirigenti sono le più a rischio

Questi fattori contribuiscono a livelli allarmanti di stress professionale e hanno serie ripercussioni sull’equilibrio personale e familiare dei dirigenti. Le correlazioni emerse dallo studio mostrano che all’aumentare delle richieste lavorative aumentano anche i problemi del sonno, il burnout, lo stress e vari sintomi depressivi, somatici e cognitivi. Rispetto a una rilevazione precedente del 2018, si registra un preoccupante aumento di burnout, disturbi del sonno, sintomatologie depressive e manifestazioni somatiche, e il senso generale di salute percepita è drasticamente diminuito.

Le dirigenti riportano livelli più elevati per tutte le dimensioni di rischio analizzate, mostrando maggiori segnali di stress, burnout, problemi di sonno, sintomi depressivi e somatici, sebbene i livelli di stress siano alti per entrambi i generi. Per quanto riguarda le differenze geografiche, i dirigenti di tutte le aree del paese riportano alti livelli di rischio, particolarmente per i ritmi lavorativi e le richieste cognitive. Le variazioni territoriali evidenziano sfumature, come la difficoltà nel reperire personale stabile al Nord, problemi di comunicazioni frammentarie al Centro, e carenza strutturale di organico e competenze al Sud, che incrementano stress e isolamento.