Home Archivio storico 1998-2013 Attività parlamentare “Caro Gianni, caro Giuseppe, caro Matteo, l’istruzione sia il cuore del Pd”

“Caro Gianni, caro Giuseppe, caro Matteo, l’istruzione sia il cuore del Pd”

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Ecco il resto della lettera pubblicata nel sito ufficiale del Pd

Ho sentito la necessità di scrivere a tutti e tre per condividere le grandi speranze che sto vivendo come ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Durante questi sette intensi mesi ho cercato di capire come aiutare questo Paese, cosa fare per essere sicuri che tutti abbiano le stesse opportunità di successo e di accesso, che sappiano affrontare l’economia del ventunesimo secolo, dove la competizione e la crescita si basano soprattutto sulla conoscenza e sul capitale umano.

Ho voluto fare un’energica campagna d’ascolto su tutto il territorio italiano, in un confronto continuo e spesso molto acceso, che mi ha dato una forte conferma: l’educazione e l’istruzione sono l’energia principale del futuro, il miglior investimento possibile, la chiave per rilanciare il lavoro, la massima preoccupazione delle nostre famiglie.
Ma non bisogna parlare di istruzione solo in termini economici e numerici.

Sogno un’Italia che sia consapevole dell’importanza dell’istruzione come fattore propulsivo per la mobilità sociale, per la coesione territoriale, per la promozione della cultura e della tecnica, per la valorizzazione del nostro patrimonio paesaggistico, culturale e artistico, che possa portare a un nuovo “rinascimento”.
Per questo è fondamentale che il Partito Democratico concentri il suo linguaggio e le sue proposte su istruzione e conoscenza, trasformando la “spesa” in “investimento”, convincendo con politiche di prospettiva e di visione efficaci, cancellando l’immagine di una politica che rincorre le emergenze e parla di questi temi solamente per la durata di un respiro in campagna elettorale.

Occorre una scossa forte. Non una rivoluzione,che spesso conduce a destini incerti, ma una metamorfosi.
Non c’è ricchezza nell’inseguimento di un modello standard, non c’è ricchezza in una classe dirigente omologata. Bisogna superare la parcellizzazione del sapere, le divisioni delle discipline. L’omologazione è nemica del progresso scientifico e tecnologico, è nemica dell’innovazione, è nemica del sapere. Bisogna invece riprendere una prospettiva unificante e creativa di studio, cultura e sviluppo economico.

Come immaginiamo l’istruzione del futuro?
Nelle scorse settimane ho lanciato l’idea di una “costituente” della scuola, dove far confluire tutto il dibattito politico sui temi dell’educazione, che coinvolga non solo chi vive quotidianamente la scuola, ma vada oltre, entrando nel vivo delle discussioni delle famiglie italiane.
Con i suoi 8 milioni di studenti e circa 4mila edifici la scuola è una delle pochissime istituzioni ancora distribuite nel territorio in modo capillare, una “sentinella” che dà il senso di “pubblico”, il luogo in cui si percepiscono subito i grandi cambiamenti sociali. Pensiamo per esempio alla presenza di studenti con cittadinanza non italiana: questa vera e propria rivoluzione della nostra società è stata subito presente nelle classi.

I ragazzi delle scuole medie e superiori hanno recentemente manifestato dicendo che il decreto “l’istruzione riparte” non è sufficiente. Ne sono consapevole. Non c’è dubbio che siano necessarie maggiori risorse. Ma queste si possono ottenere solamente se c’è una consapevolezza e una mobilitazione collettiva sul ruolo e il valore dell’istruzione, a partire dalla classe politica che, come ha ricordato Napolitano nel suo discorso per l’inaugurazione dell’anno scolastico, ha “tagliato alla cieca”. Non servono roboanti riforme per far ripartire l’istruzione, ma piccoli passi, le nostre scuole sono già realtà vive in cui la partecipazione e la ricerca di forme innovative di didattica sono più diffuse di quanto non si possa immaginare. Basta sapere cogliere le opportunità.

Vorrei che avessimo il coraggio di costruire una scuola di creatività, antidisciplinare, che risponda ad una visione olistica della persona e del sapere, che possa dare gli strumenti per realizzare la nostra libertà, per diventare ciò che si vuole essere.
Una scuola che orienti al meglio lo studente, dove i ragazzi possano imparare la capacità di costruire relazioni e ponti per risolvere i problemi, una qualità che fa la differenza nel mondo del lavoro, e per guidarlo in un percorso di studi che sappia valutare le sue potenzialità e lo aiuti a scegliere l’università più giusta per il suo futuro.
Università che devono cogliere la sfida internazionale, superando campanilismi ormai datati, diventando i migliori aggregatori di sapere e di conoscenza.

E’ fondamentale avere un sistema che sia inclusivo, perché il talento può nascere ovunque, ma bisogna anche prevedere delle logiche che concentrino le risorse per arrivare a quella massa critica necessaria per partecipare al dialogo scientifico e tecnologico globale.
Per questo bisogna mettere al centro lo studente, attivando un adeguato welfare di supporto, che possa dare ai più capaci e meritevoli di perseguire le loro ambizioni e i loro sogni, come abbiamo iniziato a fare nell’ultimo decreto “l’istruzione riparte”.

Infine, come non parlare di ricerca, l’anello di congiunzione tra lavoro e sapere?
Il progresso scientifico è il risultato dell’azione di ricercatori “ribelli” che sfidano lo status-quo dei saperi consolidati. Una politica della ricerca deve dare a questi “ribelli della conoscenza” gli strumenti per avere l’autonomia necessaria per inseguire con passione le proprie sfide. Abbiamo definito il 2014 l’anno dei giovani ricercatori, cercando di porre un freno alla tremenda emorragia di talento che costringe molti italiani a spostarsi all’estero ( e vincere premi come il recente Nobel per la Fisica, che ha visto decine di ricercatori italiani coinvolti) o peggio ancora, all’abbandono del perseguimento dei propri sogni.

Fra poco lanceremo il nuovo Piano Nazionale per la Ricerca, nuova linfa allo sviluppo scientifico del Paese,che dovrà creare strette sinergie con HORIZON2020, il programma approvato in settimana dal Consiglio Europeo che finanzierà per 70 miliardi i progetti più innovativi e di respiro globale. Non possiamo perdere questo treno.
Per fare questo è inevitabile avere a supporto un Partito Democratico forte. Dobbiamo dire con responsabilità che ora deve iniziare un nuovo ciclo, liberandoci dalle gabbie che ci hanno incastrato in questi venti anni, lasciando alle spalle i vecchi slogan, le vecchie delusioni e i vecchi sospetti. Rivendichiamo con più forza e determinazione quanto fatto finora dal governo nel campo della cultura e dell’educazione, ritornati ad avere un segno positivo nei bilanci e una centralità politica dopo anni disperati e folli.

Istruzione e sapere sono il cuore e il cervello del PD. Usiamoli per rafforzare l’azione di governo e rilanciare questi temi, elaborando insieme politiche condivise, che sappiano liberare il nostro potenziale e che facciano credere alle nuove generazioni che il loro futuro dipenderà dalla loro formazione, dal loro impegno, dalla loro capacità di innovare e di creare.
Da lunedì spero di avere un forte e rinnovato alleato in questo difficile percorso. Purtroppo non c’è più tempo per metabolizzare vittorie e sconfitte, ma la necessità di portare Scuola, Università e Ricerca ad avere il ruolo che meritano; quello di insostituibile linfa vitale per una società più aperta e libera, con gli anticorpi per lottare contro disuguaglianze e discriminazione . E quindi una società più felice.
Sono certa che lo faremo insieme a tutto il Partito