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Carrozza: il premier Letta mi ha rassicurato, basta tagli all’istruzione

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Il nuovo ministro dell’Istruzione, Maria Grazia Carrozza, per il momento non se la sente di impegnarsi. Rilascia interviste col contagocce. E quando è tirata per la giacca da giornalisti, su quel che vorrebbe fare, si esprime per concetti generali: indicando, ad esempio, la volontà di continuare ad informatizzare il settore, a valorizzare i docenti e a mettere gli edifici scolastici in sicurezza. Quando, invece, si tratta di entrare nel merito dei provvedimenti, preferisce prendere tempo.
Su un concetto, però, l’ex rettore del Sant’Anna di Pisa sembra volersi sbilanciare: l’istruzione italiana non subirà altri tagli. Lo ha detto a chiare lettere nel corso della sua visita alla Prefettura di Milano per incontrare le rappresentanze dell’Università ‘Vita e Salute’ del San Raffaele di Milano e dell’Ospedale, in conflitto da mesi: dopo aver detto di essere arrivata “qui per dimostrare che al governo e al Ministero interessa affrontare questo problema”, la Carrozza ha voluto rendere pubblico l’impegno preso da Enrico Letta, capo del Governo, ma prima ancora concittadino e amico di vecchia data: da Letta, ha detto il responsabile del Miur, “durante il suo discorso di insediamento, ho avuto rassicurazioni sull’importanza della ricerca e dei fondi per l’istruzione, così come da molti colleghi deputati. E questo mi conforta”.
Certo, parole simili le aveva pronunciate un anno mezzo fa anche Francesco Profumo. Anche in quell’occasione a pochi giorni dal suo insediamento al dicastero dell’Istruzione. Poi sappiamo come è andata. Non abbiamo assistito, di certo, ai tagli operati dalla coppia Tremonti-Gelmini. Ma le operazioni di risparmio, anche quelle andate a vuoto (chi non ricorda il tentativo di portare tutti gli insegnanti a 24 ore settimanali d’insegnamento?), non sono di certo mancate. L’impegno del Governo, comunque, sembra esserci. Bisogna capire quanto resisterà alle pressioni che, inevitabilmente, arriveranno dal dicastero di via XX Settembre.
Tornando alla Carrozza, durante la sua visita nell’ateneo meneghino il ministro ha fatto capire che non intende muoversi troppo dal palazzo bianco di viale Trastevere. “Ho in mente di lavorare parecchio a Roma”, e le mie “visite non saranno frequenti”, ha tenuto a precisare. Per poi però aggiungere: però “martedì prossimo sarò a Napoli, dove visiterò l’università, la Città della scienza e una scuola pubblica a Forcella, perché mi sta a cuore mostrare l’interesse del Governo al rilancio”.
il ministro ha inoltre già in mente un programma di viaggi partendo dalle regioni del Sud fino a nord, perché “la coesione nazionale è importante in questo momento”.
Quanto ai sottosegretari nominati al Miur, che come rilevavano alcuni giornalisti erano dei “sostenitori della scuola privata”, il ministro si è detta convinta che “troveremo il modo di collaborare, non credo ci saranno problemi ideologici. Mi hanno offerto la loro competenza”.
A livello di priorità invece, Carrozza conferma che non in programma la modifica della riforma Gelmini, che però “ha alcuni punti da cambiare”. Sul contenuto dei punti, però, non è dato sapere.
Quella di non stravolgere l’attuale assetto scolastico è una scelta che sembra comunque trovare consensi. È tutto dire che anche l’Anief, tra le organizzazioni meno filo-governative, ha fatto sapere che alla scuola “non serve una nuova riforma”. Per il sindacato quel che occorre è “solo il ripristino dei principi fondamentali su educazione e lavoro. Si inizi da un maggiore tempo scuola, organici stabili e l’assunzione dei precari su tutti i posti liberi”.
Decisamente più loquace si è mostrata, invece, la Carrozza sulla ricerca. Un “terreno” su cui, evidentemente, si muove meglio vista la sua estrazione culturale e professionale. Il responsabile del Miur ha ricordate che quella relativa al valore della ricerca dovrà essere “una decisione collegiale”, in quanto si tratta di “un problema di tutti”. Un approccio che costituisce senza dubbio una novità, un “cambiamento importante:  parlerò con il presidente del Consiglio perché metta la questione all’attenzione del governo”. Il ministro intende inoltre presentare un libro bianco sullo stato dell’Università e della Ricerca italiane e porre il problema anche all’attenzione di tutti i ministri e delle Commissioni parlamentari. “Il Parlamento ha detto che la ricerca è importante; ora dobbiamo dimostrarlo, se vogliamo che l’Italia resti un Paese in grado di essere competitivo sul fronte dell’alta tecnologia”.
Per il ministro “l’Italia deve avere una propria linea strategica sulla ricerca in termini di finanziamenti e relativamente alla valorizzazione della figura dei ricercatori”. E’ il momento, ha aggiunto, di “ritrovare l’idea che bisogna finanziare le persone, le infrastrutture, i laboratori”, sulla base di un “sistema di valutazione tra pari, adeguato al contesto internazionale e meno burocratico”.
L’intenzione è fare “una ricognizione con gli enti pubblici di ricerca, il mondo dell’università e dei ricercatori, con le imprese più attive nel campo della ricerca, con le regioni: la consultazione è uno stile che vorrei inaugurare”.
Molto positive le prime reazioni di alcuni esponenti del mondo scientifico italiano. Per l’astrofisica Margherita Hack la decisione collegiale sul ruolo della ricerca che Maria Chiara Carrozza intende chiedere “é un impegno positivo del ministro e del Governo rispetto alla cittadinanza”.