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Cellulari in classe: Valditara vuole vietarli anche alle superiori, a costo di limitare l’autonomia scolastica

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Fanno riflettere non poco le esternazioni sempre più frequenti del ministro Giuseppe Valditara che appare ben intenzionato a lasciare un segno indelebile nella scuola italiana.
L’ultima “idea” del Ministro riguarda la questione dell’uso dei cellulari da parte degli studenti della scuola secondaria di secondo grado.
Valditara ha annunciato che a breve diramerà una circolare per vietarne l’uso, come già avviene nelle scuole del primo ciclo.
Il Ministro giustifica questa decisione con il fatto che, secondo diverse ricerche, gli studenti che usano troppo gli smartphone hanno risultati peggiori nei risultati di apprendimento.
Non intendiamo certamente incentivare un uso smoderato degli smartphone e neppure sottovalutare i problemi della “iperconnessione” ma quando si parla di ricerche e di indagini sarebbe sempre bene essere precisi e circostanziati.
Per esempio: a quali ricerche ci si riferisce? E condotte in quali Paesi?
Senza considerare che mettere in relazione i risultati scolastici con l’uso di smartphone e strumenti analoghi dovrebbe essere fatto con molta cautela: siamo sicuri, per esempio, che i due dati (uso dello smartphone e risultati di apprendimento) non dipendano a loro volta da altre variabili (contesto socio-culturale, ambiente familiare, ecc…).

Non sarebbe male, poi, che lo staff ministeriale tenesse conto che su questa materia c’è anche una “riserva di legge” che in qualche modo salvaguarda l’autonomia scolastica.
E’ pur vero che già un anno fa il Ministero non ha tenuto conto di questa riserva; la circolare del luglio 2024, dopo aver elencato i danni legati all’uso precoce di smartphone, così recitava:  “Alla luce delle considerazioni che precedono, a tutela del corretto sviluppo della persona e degli apprendimenti, si dispone il divieto di utilizzo in classe del telefono cellulare, anche a fini educativi e didattici, per gli alunni dalla scuola d’infanzia fino alla secondaria di primo grado, salvo i casi in cui lo stesso sia previsto dal Piano educativo individualizzato o dal Piano didattico personalizzato, come supporto rispettivamente agli alunni con disabilità o con disturbi specifici di apprendimento ovvero per documentate e oggettive condizioni personali”.
Regola che, peraltro, potrebbe persino scontrarsi con la normativa sulla privacy in quanto l’uso di device da parte di questo o quell’alunno faciliterebbe l’individuazione degli alunni con disabilità o con BES.
Insomma la questione è complessa ed estendere il divieto anche alla secondaria di secondo grado potrebbe creare altre complicazioni.