Home Personale Certificato antipedofilia: si recita lo stesso psicodramma

Certificato antipedofilia: si recita lo stesso psicodramma

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Tra le emergenze reali che la scuola vive, arriva tra capo e collo un’emergenzavirtuale:  il D.L. 39/2014, pubblicato il 22 marzo in Gazzetta Ufficiale, obbliga tutti coloro che lavorano a contatto con soggetti minori a dotarsi, da oggi 7 aprile, di un certificato generale del casellario giudiziario, sotto pena di sanzioni amministrative pesantissime (multa da € 10.000 a € 15.000 €) per i datori di lavoro inadempienti. Il decreto recepisce, guarda caso, una direttiva europea tesa a contrastare e prevenire i reati connessi con la pedofilia.
Un’altra scadenza sui dirigenti scolastici, un altro adempimento da eseguire per le segreterie, nuovi terribili minacce di sanzione sempre più aspre per i datori di lavoro!
E poi la rincorsa a capire (già avviata con la nota del Ministero Giustizia del 3 aprile) se, dove, quando, chi, in che misura, in quali casi vi sia l’obbligo di adempiere alle prescrizioni del decreto, se esistano dilazioni, limitazioni, deroghe: tutto tra il clamore dei mezzi di stampa che paventavano per oggi scuole paralizzate, per far seguire la rassicurazione che anche questa volta la sfangheremo, perché “sì, è una novità, ma in fondo lo facevamo già”, almeno dalla nascita della Repubblica (o forse della burocrazia sabauda!)
E nel frattempo si perde ancora una volta l’occasione di riflettere sulla responsabilità di insegnare e di far scuola, come se uno o un milione di pezzi di carta rimettesse le cose a posto e cancellasse l’inadeguatezza di tanti adulti di fronte all’emergenza educativa, gettando al contempo il sospetto anche su chi, invece, magari da tanti anni, si impegna con i giovani che incontra ogni giorno e non solo in orario scolastico.
Dai grandi maestri del sospetto siamo passati ai legislatori della certificazione on line: un altro pezzo di carta ci salverà!
Un altro esempio che non incoraggia certo a guardare all’Europa come una risorsa, ma piuttosto come causa di un aumento di lacci e lacciuoli, cioè di burocrazia, anche se in nome di giusti principi.
Oggi chi dirige una scuola vive già pesanti oneri di questo genere, con le norme sulla sicurezza e sulla privacy, che poi chissà perché in Italia trovano sempre un’applicazione più rigida e burocratica che nelle altre nazioni.
Chi ha scritto la norma avrà pensato a centinaia di migliaia di persone che entro oggi si dovevano mettere in fila davanti alle cancellerie dei tribunali per ottenere il famigerato certificato ?
Per fortuna che i pubblici dipendenti all’atto della assunzione in servizio già autocertificano la condizione richiesta. Quindi, tranquilli: almeno a scuola niente file chilometriche !
Tutti gli altri, non dipendenti pubblici, invece, che lavorano per svolgere progetti nelle scuole, dovranno procurarsi il relativo certificato generale del casellario giudiziario, richiedendolo alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di riferimento, Ufficio locale del Casellario giudiziale anche via internet utilizzando software specifici per l’attivazione della procedura CERPA.
L’ultimo esempio dello stesso formalismo che ormai si applica in ogni campo della scuola: con i certificati si risolvono situazioni di sicurezze inefficienti, patti educativi tra soggetti, problemi di edifici fatiscenti, custodia dei dati che tutti possono trovare, attestazioni di apprendimenti finali dei ragazzi….
Con un vantaggio, però: sistemata con la carta la burocrazia e tranquillizzato l’elefante europeo, alunni, famiglie e comunità scolastiche potranno stare tranquille perché un nuovo certificato in più avrà risolto ogni emergenza educativa!
Un pezzo di carta salverà il mondo?