Home I lettori ci scrivono Prof picchia la preside: ma che succede nelle scuole?

Prof picchia la preside: ma che succede nelle scuole?

CONDIVIDI

La formula dubitativa è necessaria perché quanto accaduto a Trieste e denunciato dal Piccolo è un fatto che, per quello che si comprende, non ha testimoni. Cosa scrive il Piccolo, principale quotidiano di Trieste? “Il docente, che l’avrebbe presa a pugni in faccia, è stato prontamente querelato dalla preside: il referto medico parla di contusioni guaribili in 15 giorni. L’atto di violenza – che ha innescato poi l’arrivo dei carabinieri e di un’ambulanza – non è accaduto però in mezzo agli studenti, in classe o in corridoio, ma nella sala della presidenza, perciò a quanto pare non ci sono testimoni che abbiano assistito al gesto.” 
Interessanti alcuni passaggi dell’articolo, quando si scrive che”A scatenare l’ira del professore sarebbe stata una discussione relativa alle sue mansioni: al richiamo da parte della preside perché il docente non avrebbe svolto con attenzione la sua attività di sorveglianza nei confronti degli studenti, il prof si sarebbe inalberato, colpendola con un pugno in faccia”.
E che si tratta di un docente potenziatore, in servizio in quella scuola da circa due mesi. Nelle conclusioni dell’articolo, si legge : “È possibile dunque che il neoarrivato non fosse avvezzo alle dinamiche del liceo e che il suo gesto, eccessivo, violento, e comunque non giustificabile in alcun modo, sia stato indotto anche da una sua condizione di spaesamento in un ambiente da lui ancora poco conosciuto”. I commenti in rete a questo fatto non sono unilaterali, come si potrebbe immaginare.  Vi è chi dice “ E questo sarebbe un insegnante certificato dal Ministero come idoneo all’insegnamento!!!!! Quando capiranno che non basta controllare la conoscenza della materia di insegnamento ma bisogna verificare anche l’equilibrio psichico e la capacità di educare?” 

 

{loadposition bonus_1}

 

A chi risponde in questo modo: “Lei conosce l’ ambiente scolastico? Sa cos’ è la gerarchia? E la persecuzione? E l’offesa gratuita?”. Od ancora: “Io conosco il contrario. Dipendenti vittime di molestie morali molto raffinate e perfettamente legali”. “Hai ragione….le mani prudono….il disagio aumenta e ci mancavano pure i bonus al clan!”. “ Solidarietà al DS. La violenza va sempre fermata. A prescindere dalle motivazioni”. E chi conclude: “me ne vado e mi sento davvero davvero fortunata nel poter uscire dalla cosiddetta scuola che tale non è più!”.
Appunto. Ha ragione questa docente. La scuola è cambiata ed in peggio. La Legge 107 del 2015 ha esasperato la situazione. Le conflittualità sono alle stelle, i Dirigenti, spesso, pensano di essere dei capi assoluti, decisionisti, i collaboratori dei dirigenti, spesso, si sentono dotati di super poteri dimenticando che non sono dirigenti ma semplici docenti che alleggeriscono il lavoro della dirigenza, per quattro soldi, legittimando la gerarchizzazione all’interno della scuola e la divisione tra i docenti, per avere, forse un curriculum migliore, in caso di futura chiamata diretta e non solo. Quella dei docenti potenziatori è una situazione che va oltre ogni decenza. Non si sa quale debba essere il loro orario di lavoro, sembrano dei pacchetti postali in continuo movimento che hanno lo scopo di tappare i buchi che si determinano nell’organizzazione, o meglio disorganizzazione del lavoro all’interno della scuola. Non avranno mai una classe intera. Non svolgeranno mai il lavoro del vecchio docente. Figura ultra flessibile, a disposizione totale del DS, con pochissimi diritti e possibilità di alzare la voce pari a zero. Perché sono pochi all’interno della stessa scuola, sono isolati. Dovrebbero fare rete questi docenti, collaborare tra di loro all’interno dell’ambito scolastico cittadino in cui sono inseriti. Collaborare, solidarizzare per non subire pressioni e violazioni di diritti e della propria dignità. Anche se la cosa migliore sarebbe una solidarietà interna nella stessa scuola tra tutti i docenti. Ma nel corso del tempo le spaccature tra i docenti sono state enormi, precari contro precari, docenti di ruolo contro precari e contro docenti di ruolo. 

Ognuno ha pensato di tutelare il proprio minimale orticello, dimenticandosi del fatto che si è tutti docenti, lavoratori, colleghi.  Quanto accaduto in quella scuola di Trieste deve indurre alla riflessione, e seriamente su cosa sta accadendo nelle nostre scuole. Siamo sicuri che si tratti di un caso che rischia di non ripetersi stante il clima ambientale, pessimo, che si respira? La violenza non va mai giustificata, anche perché, per quanto, eventualmente si possa essere nel giusto, si finirà sempre nel torto. Quel docente, forse, verrà licenziato, non è con i pugni o con la violenza che si affrontano i problemi della scuola. E quel gesto, se accaduto realmente così come descritto dal nostro giornale,va condannato totalmente. Ma la scuola è cambiata, ed il clima che si respira è aspro, e prima o poi la situazione sarà semplicemente ingestibile. Anzi, già da ora lo è. D’altronde lo si era annunciato che gli effetti della Legge 107 del 2015, ampliando in modo esagerato i poteri dei Dirigenti, sarebbero stati devastanti nelle scuole. Tale nefandezza giuridica e legislativa ha favorito un clima ferreo più consono forse alle caserme militari, alle aziende autoritarie, che alla scuola pubblica, o meglio ex pubblica.

 

{loadposition facebook}