
Stretta sulle certificazioni linguistiche: dopo alcuni scandali e inchieste relative a titoli comprati da aspiranti docenti per avanzare in graduatoria senza studiare il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha corso ai ripari, come annunciato da un comunicato di oggi, 15 maggio e come contenuto in una nota inviata agli enti certificatori.
Ecco cosa c’è scritto: “Gli enti abilitati al rilascio delle certificazioni per le competenze linguistico-comunicative, oltre a dover garantire la qualità delle prove d’esame e la trasparenza delle valutazioni, sono chiamati ad assicurare che gli esami si svolgano presso le loro sedi accreditate in Italia, sotto stretta vigilanza e nel pieno rispetto dei protocolli con il MIM. Inoltre, dovranno trasmettere al Ministero dell’Istruzione e del Merito una relazione annuale che documenti le attività svolte, comprese le iniziative adottate per garantire il rispetto di nuovi standard richiesti”.
Le parole di Valditara
Il nuovo elenco di enti, attivo dall’anno scolastico 2024/2025 e per tre anni, è frutto di una rigorosa selezione condotta da una Commissione di esperti, che ha ridotto il numero degli istituti dai precedenti 41 a 8, sulla base di criteri stringenti e requisiti tecnici accuratamente verificati. Gli enti selezionati dovranno inoltre consentire il monitoraggio, la verifica e la valutazione dell’attività certificatoria da parte dell’Amministrazione scolastica.
“Abbiamo voluto imprimere un deciso cambio di passo, selezionando solo gli enti realmente in grado di garantire standard elevati di qualità, trasparenza e affidabilità nelle attività certificatorie. In un momento in cui è fondamentale rilanciare il nostro sistema educativo, scorciatoie o irregolarità non sono tollerate. Per questo”, ha dichiarato il ministro Valditara, “ho dato impulso a un’attività costante di monitoraggio da parte degli Uffici ministeriali, anche per contrastare eventuali fenomeni di illegalità, purtroppo emersi in passato, nel rilascio di titoli di studio che sono collegati al conseguimento di benefici e punteggi aggiuntivi nelle graduatorie del personale docente. Solo attraverso una collaborazione leale e costruttiva tra amministrazione ed enti potremo assicurare un sistema di certificazione all’altezza delle aspettative del mondo della scuola e dei cittadini. Qualità, legalità e meritocrazia sono le direttrici della nostra azione”.
“Siamo più che soddisfatti della stretta che il MIM ha introdotto sulle certificazioni linguistiche e accogliamo con favore questo ritorno alla normalità che viene incontro ad una situazione che la Gilda da anni denuncia. Che sia solo l’avvio di un lungo percorso di pulizia e trasparenza”. E’ il commento del coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti Vito Carlo Castellana.
“La nostra battaglia contro questo mercato nero, denunciata lo scorso anno attraverso il convegno “La Fabbrica dei Titoli”, ha trovato voce al Ministero – afferma Castellana – Ora ci aspettiamo che si continui su questa strada. Si tratta di una formazione al limite della legalità, che fa solo mercato, non ha una ricaduta positiva sulla professionalità degli insegnanti, non migliora l’apprendimento degli alunni e svaluta le qualifiche di chi invece la propria formazione l’ha acquisita con serietà, impegno ed eccellenza”.
“Bene la stretta sul rilascio delle certificazioni linguistiche, un’esigenza che la CISL Scuola ha espresso più volte. Serve andare avanti in questa direzione per ogni altra tipologia di titolo, dalle competenze informatiche alle specializzazioni sul sostegno. Va tutelata la qualità della didattica e l’equità nella valutazione dei titoli grazie ai quali le persone possono accedere al lavoro nella scuola. Non è ammissibile barare al gioco con titoli fasulli”, questo il commento di Ivana Barbacci, segretaria generale Cisl Scuola.
Titoli comprati per entrare in Gps, le inchieste
Ha fatto scalpore l’ultima inchiesta realizzata dal team Backstair di Fanpage.it intitolata “La Cattiva Scuola“, che mostra una realtà che fa accapponare la pelle: sistemi strutturati da tempo in cui operano avvocati e sindacati che permettono di acquisire certificazioni e titoli utili per avere punteggio nelle Gps senza studiare.
Un’inviata di Fanpage si è finta un’aspirante docente ed è riuscita, con circa 3.600 euro, a guadagnare fino a 22 punti in graduatoria, facendo esami farlocchi e senza mai aprire un libro. L’inchiesta è stata presentata il 23 gennaio a Piazzapulita, su La7.
Il programma di Rai3 Mi manda Rai Tre, nella puntata di sabato 12 aprile, ha confezionato un’inchiesta sulla compravendita dei titoli dei docenti.
La situazione emersa dall’inchiesta è a dir poco agghiacciante. Si parla di una scuola paritaria pugliese accusata di aver erogato diplomi falsi e stampato titoli inventati. I giornalisti hanno indagato anche nel vesuviano, dove in molti si adoperano per vendere titoli per avanzare in graduatoria agli insegnanti. Si tratta, ad esempio, di certificazioni di lingua.
“Qualsiasi certificazione ti occorra, tu non devi fare niente. Non c’è corso, non c’è esame, non c’è niente”: insomma, la tiritera è sempre la stessa. Si parla di aiuti su un gruppo WhatsApp e di risposte passate direttamente dall’ente certificatore: “Devi capire tra le righe”, queste le parole di un intermediario, che purtroppo è un insegnante di un sindacato scolastico che ha una convenzione con l’ente.