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Chiamata diretta e ambiti, il Miur vuole la Legge 107 senza deroghe: i sindacati scrivono a Giannini

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Sono passati quasi due mesi dalla sottoscrizione del contratto sulla mobilità 2016, ma sulla “sequenza contrattuale” per gestire la chiamata diretta tutto tace.

Eppure, il comma 5 dell’art. 1 di quel CCNI sulla mobilità 2016 parla chiaro: “Le procedure, le modalità e i criteri attuativi per l’assegnazione alle scuole dei docenti titolari di ambito saranno oggetto di apposita sequenza contrattuale, da adottarsi entro 30 giorni dalla stipula del CCNI sulla mobilità”.

Il problema è che una vera contrattazione su questo aspetto non è mai partita. Qualche incontro c’è stato, ma solo con i funzionari del Miur. Che quando si affronta il problema tirano fuori l’articoli 73 della Legge 107/15, che all’ultimo rigo recita: “Dall’anno scolastico 2016/2017 la mobilità territoriale e professionale del personale docente opera tra gli ambiti territoriali”. Perchè, ha confermato la Flc-Cgil, le risposte alle proposte di trattiva si concludono sempre con un nulla di fatto, per via di quelli che vengono considerati, al Miur, i principi “non negoziabili” della chiamata diretta.

I sindacati rappresentativi si aspettavano che sulla vicenda intervenisse, come era accaduto con la sottoscrizione del contratto sulla mobilità, almeno un rappresentante politico.

Invece, il ministro, Stefania Giannini, non incontra i sindacati da quasi dieci mesi. E nemmeno il sottosegretario Davide Faraone, che è stato decisivo per dirimere i rilievi mossi da Mef e Funzione Pubblica sulla bozza relativa alle deroghe sulla mobilità 2016 (rispetto alle L. 107/15) per gli assunti sino al 2014 e anche, in parte, per gli spostamenti interprovinciali, sembra intenzionato a prendere in mano la situazione.

Così, Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals, il 24 maggio hanno deciso scrivere ad entrambi (a Faraone per conoscenza), per richiedere un incontro urgente. Perchè ritengono che sia possibile individuare spazi affinché “le procedure, le modalità e i criteri attuativi per l’assegnazione dei docenti titolari di ambito”, oggetto della sequenza di cui trattasi, siano definiti assicurando il rispetto delle esigenze di massima oggettività e trasparenza”. Principi, invece, ad oggi non garantiti. 

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Nella lettera, in sostenza spiegano che c’è bisogno di prendere decisioni urgenti: senza un accordo, l’assegnazione su un ambito territoriale (legata a doppio filo con la chiamata diretta per individuare i docenti “meritevoli” di un contratto triennale), rischia di diventare una babele. Con i trasferimenti dei docenti delle superiori delle fasi coinvolte in questa casistica – la B, C e D – che verranno pubblicati solo a metà agosto.

Il rischio è che gli Uffici scolastici regionali vengano lasciati al loro destino: in piena estate rischieranno di essere travolti dalle nuove modalità di trasferimento, cui seguiranno le assegnazioni provvisorie (aperte con il decreto scuole pure ai neo-assunti). E poi arriverà la chiamata diretta dei dirigenti, basata su curriculume colloqui tra ds e candidato, ma ancora da definire nei dettagli.

Per non parlare dell’enigma delle classi di concorso, con gli organici chiesti dalle scuole ancora con le vecchie perché le nuove classi concorsuali, approvata lo scorso febbraio, sono piene zeppe di errori.

Sarebbe meglio, dinanzi a questo quadro che già fa tremare i polsi a più di un dirigente, posticiparne di un anno l’applicazione. E nel frattempo, avviare finalmente un confronto costruttivo sul tema.

Forse, lo ha già scritto La Tecnica della Scuola, a sbrogliare la matassa in soccorso di tanti docenti, pure di ruolo, coinvolti in questo incertissimo iter, potrebbero essere le imminenti elezioni amministrative. Mettersi di traverso i sindacati, che in qualche modo possono influire sul voto di centinaia di migliaia di docenti e rispettive famiglie, non conviene a nessuno.

Caro Ministro, hanno scritto i sindacati, ci ascolti…

 

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