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Chimienti (M5S): i docenti non sono uomini del DS, ma lavoratori della scuola

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Tra le tante posizioni ascoltate sulla “chiamata diretta” e dopo la pubblicazione delle linee guida di riferimento, abbiamo voluto sentire il punto di vista di Silvia Chimienti del M5S.

 

Come giudica le linee guida emanate dal Miur sulla “Chiamata diretta”?

Con l’emanazione delle linee guida sulla chiamata diretta, volente o nolente, il Governo ha deciso di sdoganare una volta per tutte il principio di scelta discrezionale da parte del dirigente scolastico del personale docente della sua scuola. Colloqui di lavoro, analisi dei curriculum… Tutto spaventosamente simile alle procedure di assunzione di una qualunque azienda privata. Per il M5S i docenti non sono “uomini del dirigente” ma sono lavoratori della scuola pubblica. I loro unici datori di lavoro dovrebbero essere gli studenti e le famiglie, non certo il dirigente scolastico.

 

Qualcuno sulla rete si stupisce del vostro silenzio e sostiene che le vostre posizioni sulla 107/2015 sono cambiate. Cosa risponde?

Sancire per legge la facoltà di scelta dei docenti da parte dei DS, ci trova contrarissimi. Lo ribadiamo in questa occasione anche se ci esprimiamo in questo senso da anni e mi stupisco di come qualcuno possa pensare che le nostre posizioni siano cambiate.
Non solo: oltre alla logica di principio che, lo ribadisco, avversiamo convintamente, c’è anche una questione di uniformità. Ogni singolo dirigente può scegliere di privilegiare alcuni criteri anziché altri entro la rosa sancita dal governo, rendendo di fatto impossibile avere un principio univoco e comune su tutto il territorio nazionale.
Questa logica è sbagliatissima: può un dirigente essere investito di un potere così grande da decidere addirittura in base a che criterio scegliere gli insegnanti, in totale autonomia? Crediamo di no.

 

Secondo lei quali sono gli aspetti di maggiore criticità della chiamata diretta
Se un dirigente sceglie ad esempio di puntare unicamente su docenti che abbiano già ricoperto ruoli organizzativi potrà farlo. E probabilmente non farà il bene dei ragazzi ma penserà solo ad alleviarsi il carico di incombenze burocratiche.
L’oggettività che ha sempre caratterizzato l’assegnazione dei docenti alle singole scuole, in questo modo, resterà solo un ricordo. Ed è questo il punto: addentrarsi nelle pieghe di ragionamenti su quali siano i criteri migliori da assumere per scegliere il personale docente significa già una resa al modello aziendalistico voluto dal Governo.

 

Quindi qual è il criterio imprescindibile per il reclutamento dei docenti?
In questo quadro desolante, il M5S ritiene comunque che non si possa prescindere dalla valorizzazione dell’anzianità di servizio. Servizio significa esperienza e dunque costituisce uno dei pochissimi, oggettivi, valori aggiunti.La retorica renziana “dei giovani più validi in quanto giovani” è da combattere. Fare largo ai giovani significa dare ai giovani opportunità reali di inserimento e non contrapporli sul piano generazionale a qualcun altro. La Giannini spesso ha parlato di “docenti giovani” come se fosse un titolo di merito. È solo propaganda. I docenti devono essere innanzitutto motivati.