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Cittadini alla pubblica gogna: in nome della trasparenza!

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I genitori non pagano i servizi scolastici? Vengono messi, insieme ai figli, alla gogna pubblica sul web.

 
E’ quanto successo a Point-Saint-Martin in Valle d’Aosta. Marco Pasi, Segretario del Comune della ridente cittadina al confine con il Piemonte firma il 3 settembre la “Determinazione n. 00299/2010” dall’oggetto: “Rette servizi comunali: Approvazione elenco ingiunzioni di pagamento anno 2010 e impegno di spesa”. Nella circolare comunale si fa seguito ai ritardi per il pagamento delle rette dell’Asilo Nido, dei servizi di refezione scolastica (in altre parole, la mensa) e dello scuolabus. Si  accertare altresì l’elenco delle ingiunzioni che potrà poi portare alla redazione di un decreto ingiuntivo da parte dell’autorità giudiziaria.
Allegato alla “Determinazione” è appunto l’elenco delle ingiunzioni al 30 agosto 2010 con tanto di nome e cognome dei genitori e dei figli, e della scuola di appartenenza. Senza tralasciare l’anno di mancato pagamento della somma, l’ammontare dei singoli debiti ed il calcolo degli interessi. Il tutto pubblicato sul sito internet del Comune e facilmente consultabile. Esposto, insomma, alla pubblica libidine.
La reazione dell’opposizione non si fa attendere. Immediata l’interpellanza al Consiglio comunale dell’opposizione di centro sinistra guidata da Cleta Yeuillaz che afferma: “Secondo noi c’è un’evidente violazione della privacy. Le persone che non hanno pagato, tra cui alcuni immigrati stranieri, sono state messe alla berlina con il rischio di discriminazione all’interno di un piccolo paese come il nostro”. Ma il comune risponde: “è un atto all’insegna della massima trasparenza”.
Il sindaco del paese, Guido Yeuillaz, a capo di una lista dell’Union Valdôtaine, dichiara: “C’è gente che ha accumulato un debito di 1500 euro, e ci vuole già un bell’impegno perché la tariffa è di 3,50 euro al giorno, eppure non abbiamo mai sospeso il servizio in nessun caso”. E riguardo alla diffusione su interne il primo cittadino assicura che “non si è trattato certo di una decisione politica”, ma dell’espletamento di una “procedura prevista dal regolamento, senza alcun intento di mettere in imbarazzo i cittadini morosi”.
Eppure l’imbarazzo c’è stato. Cittadini messi alla pubblica gogna. Non gente ricca. Gente povera. Immigrata. I cui nomi adesso e per sempre –perché internet non cancella- saranno sul web. Nel nome della trasparenza. Senza pensare alla dignità della persona umana e al diritto alla riservatezza. Valori che ormai nella nostra società da Grande Fratello sembrano essersi persi.