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Come trasmettere ai figli il valore dei soldi? Basterebbe parlarne

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Gli italiani si confermano poco inclini a parlare di denaro. Fuori casa, ma anche in famiglia, provocando l’uso disinvolto del denaro in almeno due ragazzi su dieci. Il risultato è giunto al termine del rapporto ‘I giovani e il denaro’, realizzato dal consorzio bancario PattiChiari e dall’Ispo su un campione di 2.537 persone tra gli 11 e i 25 anni: il dato più rilevante è che oltre la metà dei giovani (il 55%) quando si trova in famiglia non sente parlare di denaro e non viene coinvolto nelle decisioni economiche che interessano il nucleo familiare.
Secondo lo studio, questo atteggiamento di indifferenza alla gestione economica familiare “deriva dalla scarsa abitudine degli adulti a parlare di denaro, tanto che circa la metà degli intervistati (46%) dichiara che in famiglia questo tema non viene affrontato con una certa frequenza”.
Per i ricercatori, però, giovani e adulti “sono consapevoli della necessità di superare questo limite e la scuola viene identificata come veicolo ideale di educazione finanziaria: un ruolo e un compito che 8 italiani su dieci, insieme al 69% dei giovani, riconoscono al sistema scolastico”.
L’indagine è stata presentata alla premiazione del concorso nazionale ‘PattiChiari con l’economia’, vinto dall’Istituto tecnico agrario di Bergamo: il concorso ha coinvolto 800 scuole e 96 mila studenti in dodici città cercando di trasmettere “ai ragazzi le nozioni basilari delle regole economiche”. 
Dalle risultanze dello studio è emerso anche che “la mancanza di dialogo e di educazione finanziaria a scuola e in famiglia determina nei giovani la tendenza a non pianificare e progettare il proprio percorso economico, mostrando un atteggiamento decisamente più disinvolto verso l’uso del denaro: il 19% non cerca mani di risparmiare e spende in modo impulsivo, senza pensarci troppo”. Un atteggiamento che “porta con sé il rischio di restare facilmente ‘in bolletta’: tanto che il 48% dei ragazzi dichiara che rimane spesso senza soldi”. Certo, anche tra gli adulti c’è chi fa acquisti impulsivi, ma le percentuali sono molto inferiori, fermandosi al 5%. La conferma che c’è un problema di comunicazione e di trasmissione di valori fra delle generazioni forse mai state tanto distanti come nella società d’oggi.
“Tutti i gruppi sociali – ha detto Giuseppe Zadra, Presidente del comitato direttivo di PattiChiari e direttore generale dell’Abi – hanno bisogno di educazione finanziaria, ma alcuni di loro, come i giovani, i pensionati o le famiglie a basso reddito, necessitano di un’attenzione speciale. Sul lungo periodo le strategie di educazione finanziaria devono focalizzarsi su bambini e ragazzi per instillare la cultura della consapevolezza e renderli dei consumatori prudenti e informati. È prioritario – ha concluso Zadra – provare a costruire una massa critica di popolazione che adotti nuovi comportamenti nella scelta dei servizi finanziari e il ruolo di famiglia e scuola è fondamentale in questo processo”.
L’atteggiamento “consumista” dei giovani verso il denaro – secondo la ricerca PattiChiari-Ispo – è dimostrato dal fatto che il 42% degli intervistati dichiara che, se avesse a disposizione più denaro, lo impiegherebbe tutto in acquisti. E così, se il 61% dei giovani ritiene di non avere difficoltà con la gestione del proprio denaro, “rimane ampia l’area di chi invece percepisce notevoli difficoltà (il 27%), percentuale che arriva al 32% nella fascia di età compresa tra 11 e 14 anni”.
I problemi, spiegano i ricercatori, “sono di due tipi: da una parte una difficoltà oggettiva a usare efficacemente il denaro a disposizione (il 32% dei ragazzi dichiara che spesso non sa come usare al meglio i soldi) e, dall’altra, una criticità oggettiva verso il linguaggio finanziario, con il 43% che afferma di non capire nulla quando sente qualcuno parlare di soldi, investimenti e risparmi”. Dati che rivelano due tendenze in atto, “da contrastare con azioni mirate di educazione finanziaria: più cresce l’età e più si riduce lo spazio d’interesse per la cultura economica e, sempre al crescere dell’età, si riscontra una sovrastima delle capacità critiche in ambito economico-finanziario”.