Home I lettori ci scrivono Compiti a casa e verifiche in classe: ottima, la circolare del Ministro

Compiti a casa e verifiche in classe: ottima, la circolare del Ministro

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La recente nota ministeriale n. 2443 del 28 aprile 2025, a firma del Ministro Valditara, indirizzata, si badi bene, ai dirigenti scolastici che, lo ricordiamo, sono i leader educativi della scuola e i motori del cambiamento, pur mantenendo un tono interlocutorio e non vincolante, rappresenta un importante strumento per i dirigenti stessi nel contenimento di, per così dire, “eccessi di zelo e derive valutative” da parte di alcuni docenti a tutela del benessere psicofisico di studenti e studentesse e per una scuola più organizzata e rispettosa delle esigenze di tutti.
Non è affatto raro, infatti, soprattutto in alcuni tipi di scuole che le verifiche in classe si annuncino con un preavviso minimo, senza riguardo agli eventuali altri impegni e verifiche già programmati nella stessa giornata, e i compiti a casa compaiano sul registro elettronico anche in tarda serata, generando catene di ansia tra alunni/e e famiglie.

La nota, dunque, raccomanda una pianificazione attenta di verifiche e compiti da casa, coordinandosi tra docenti per evitare sovraccarichi giornalieri; invita a non assegnare compiti all’ultimo momento; chiede una distribuzione equilibrata dei carichi scolastici anche in prossimità delle festività e richiama l’importanza di educare gli studenti a una gestione autonoma dei propri impegni, con l’uso di diario personale/agenda.
Alcune scuole avevano già inserito nei propri regolamenti simili indicazioni, consapevoli dell’importanza di un carico di lavoro equilibrato, tuttavia, un’indicazione ufficiale nazionale è essenziale per superare le disparità tra scuole e tra classi, assicurando a tutti gli studenti pari opportunità.

D’altronde la nota, lungi dal costituire un vulnus alla autonomia scolastica e/o alla libertà di insegnamento, che vanno sempre esercitati nell’alveo dei principi generali del diritto e della normativa scolastica che prevede la natura collegiale della programmazione didattica, è perfettamente in linea con i risultati della ricerca pedagogica contemporanea e delle indagini sui risultati scolastici e può segnare un cambiamento culturale: riportare il senso dei compiti alla loro funzione autentica e restituire centralità all’apprendimento significativo, nel rispetto dei ritmi e dei bisogni degli studenti.

Infatti, la prassi ancora diffusa di assegnare molti compiti a casa evidenzia quanto il nostro sistema scolastico resti ancorato a un modello gentiliano di scuola, basato sulla quantità di esercitazioni piuttosto che sulla qualità dell’apprendimento mentre da anni i pedagogisti insistono sulla necessità di compiti autentici: attività significative, legate a problemi reali, che stimolino la riflessione critica e l’autonomia.Inoltre il rapporto PISA 2012 (Programme for International Student Assessment, a cura dell’OCSE), ad esempio, che dedica una sezione specifica all’uso del tempo per lo studio individuale a casa e i compiti, sottolinea chiaramente che: gli studenti che fanno una quantità moderata di compiti (circa 4-5 ore settimanali) tendono ad ottenere risultati migliori ma aumentare ancora il carico di compiti oltre le 5-6 ore settimanali non porta a miglioramenti significativi nei punteggi scolastici; anzi, un carico eccessivo di compiti tende ad ampliare le disuguaglianze: gli studenti con contesti familiari più favorevoli (genitori istruiti, presenza di supporto a casa) riescono a gestirli meglio, mentre quelli in situazioni più svantaggiate ne risultano penalizzati.

Inoltre secondo il rapporto PISA 2012 dell’OCSE, un carico eccessivo di compiti non migliora i risultati scolastici e contribuisce invece ad aumentare le disuguaglianze tra studenti di diverso status socio-economico. Inoltre, alcuni studi OCSE successivi (ad esempio nel PISA 2015) hanno ribadito che l’efficacia dei compiti dipende più dalla qualità che dalla quantità: compiti progettati per sviluppare autonomia, pensiero critico e riflessione sono molto più efficaci di esercizi meccanici e ripetitivi.

Particolarmente nella scuola primaria, dove molti bambini frequentano già il tempo pieno, sovraccaricare di compiti il doposcuola è non solo inutile, ma dannoso. I bambini non possono essere lasciati soli davanti a pagine di esercizi: il tempo pomeridiano dovrebbe essere invece dedicato al riposo, alla socializzazione, allo sport, alla vita familiare.Infine, il richiamo del Ministro al rispetto del tempo festivo – soprattutto la domenica – sottolinea una visione educativa più umana: il diritto dei bambini e dei ragazzi al tempo libero non è un lusso, ma una componente essenziale del loro sviluppo, come ribadito dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia (articolo 31).

Se correttamente applicata, questa nota può segnare un cambiamento culturale: riportare il senso dei compiti alla loro funzione autentica e restituire centralità all’apprendimento significativo, nel rispetto dei ritmi e dei bisogni degli studenti e studentesse.

Anna Tiseo