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Con l’accordo del 5% alla Nato, più tasse e più tagli alla scuola?

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Secondo Antonio Misiani, responsabile Economia nella segreteria nazionale del PD, con l’accordo al 5% del Pil per sostenere le spese Nato, così come richiesto dal presidente Usa, Donald Trump, ci saranno sicuramente più armi, ma pure “meno sanità pubblica, meno scuola pubblica, più tasse: una vera e propria stangata. Questo sarà il risultato dell’accordo imposto da Trump alla NATO e avallato senza fiatare anche dal governo Meloni”.

Come è noto, l’accordo per aumentare le spese al 5% – nella famosa divisione del 3,5+1,5 per cento – è stato approvato dai leader aderenti alla Nato, confermando così l’intesa raggiunta nei giorni scorsi. 

Il testo della dichiarazione finale prevede che gli “alleati stanzieranno almeno il 3,5% del Pil annuo, entro il 2035, per finanziare i requisiti fondamentali della difesa e per soddisfare gli obiettivi di capacità della Nato”.

“In valore assoluto, spiega l’esponente Pd, secondo le stime dell’Osservatorio sulle spese militari italiane, da 45 miliardi nel 2025 a 145 miliardi nel 2035, con un aumento a regime di 100 miliardi di euro. Per trovare questi soldi senza aumentare ulteriormente il debito pubblico, lo Stato dovrà tagliare la spesa pubblica, a partire dalle voci più rilevanti (pensioni, sanità, istruzione, investimenti, pubblico impiego) e aumentare le tasse. Per dare qualche termine di paragone, l’aumento delle spese militari italiane derivante dall’accordo NATO (100 miliardi) è pari a tre quarti della spesa sanitaria (140 miliardi) ed è superiore alla spesa per istruzione (85 miliardi). Per quanto riguarda le tasse, è un ammontare equivalente al triplo del gettito IRAP e a cinque volte il gettito IMU. Per l’Italia, è un impegno del tutto insostenibile”. 

La Spagna del premier Pedro Sanchez, dopo il vertice Nato, ha dichiarato invece che “La spesa al 2,1% è sufficiente. Siamo stati assolutamente rigorosi nello stabilire di impegnare il 2,1%. Così vincono la sicurezza e il welfare”.

La premier Meloni ha tuttavia fatto sapere: “Gli impegni presi sono necessari e sostenibili.  Ho portato al vertice l’attenzione per il fianco sud dell’Alleanza.  Aumentare le spese a favore delle aziende italiane, sarà un circolo virtuoso per l’economia. Non useremo la clausola di salvaguardia per il 2026”, cioè l’aumento delle spese militari non sarà scorporato dal calcolo del deficit.