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Concorso dirigenti, la “partita” ora diventa legale

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Terminate le festività natalizie e di fine anno, si torna a parlare del discusso concorso per dirigenti scolastici. A farlo è ancora una volta l’Anief, che dopo aver incassato il rigetto del ricorso da parte del Consiglio di Stato per l’inclusione con riserva dei ricorrenti alle due prove scritte svolte a metà dicembre, ha deciso di portare la battaglia legale sino in fondo basandosi proprio sulla sentenza degli stessi giudici di Palazzo Spada: il Cds, infatti, a causa dei diversi vizi procedurali in cui sono incorsi gli organizzatori della fase preselettiva della procedura concorsuale, ha infatti ammesso che esistono dei dubbi “di legittimità dell’intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel merito, determinerebbero l’effetto demolitorio dell’intera procedura, con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso, e dunque con pieno effetto satisfattivo delle pretese azionate dai concorrenti non ammessi al prosieguo delle prove”.
Per dare sostegno a questa eventualità, il sindacato di Pacifico ha chiesto ai giudici di considerare l’esito di una perizia tecnica sui contenuti dalla prova pre-selettiva, svolta lo scorso 12 ottobre: nella perizia, depositata il 3 gennaio, l’Anief ha riscontrato ulteriori nuovi errori (ai 22 precedentemente segnalati) nella formulazione delle risposte somministrate il giorno delle prova. Ma non solo: il sindacato ha anche contestato al Miur “la nomina dei commissari deputati alla formulazione dei quesiti contestati, che doveva essere delegata all’Invalsi e non all’Ansas, ai sensi dell’art. 5 del D.P.R. 140/2008, né tanto meno a soggetti esterni allo stesso Ansas, come addirittura avvenuto”.
L’Anief sostiene che non a caso e in tempi non sospetti, appena appurati i tanti errori e refusi presenti negli oltre 5.500 quesiti iniziali “il ministro Gelmini mise subito alla gogna i nomi degli 89 esperti e ipotizzò pure denunce nelle pagine dei giornali per il danno d’immagine ricevuto, quasi sconfessando la nomina degli stessi”. Nei prossimi giorni, il sindacato degli educatori in formazione ha infine annunciato che formulerà a proprie spese “nuove istanze di discussione urgente del merito di tutti i ricorsi in atto”. E la stessa procedura è stata seguita, con motivazioni analoghe, anche dai legali rappresentanti altri raggruppamenti di docenti.
Ora la “palla” passa di nuovo ai Tar, che dovrebbe calendarizzare a breve l’udienza di merito. L’esito della partita rimane comunque fortemente incerto, anche perché gli stessi giudici di primo grado dovranno tenere conto pure dei contro-ricorsi formulati dai legali dell’Anp. Il primo sindacato dei dirigenti scolastici ha di recente invitato i docenti che hanno avuto accesso alle prove scritti ad aderire alla “presentazione degli interventi ad opponendum”. Per l’Anp “occorre, infatti, non abbassare la guardia e continuare a promuovere la costituzione dei controinteressati in tutte le sedi ed in tutti i gradi di giudizio, in quanto un eventuale accoglimento nel merito (alcuni TAR hanno già fissato le rispettive udienze: 11 gennaio in Campania, 31 gennaio in Lombardia) potrebbe provocare l’arresto – forse definitivo per molti anni a venire – della macchina concorsuale, con tutte le nefaste conseguenze sulla professione e sul profilo dei dirigenti oggi in servizio e sulle legittime aspettative dei docenti che aspirano alla dirigenza”.